La mia lettera di intenti

24 Lug 2007

Scrivo questa “Lettera di intenti” per porre formalmente la mia candidatura alla Segreteria del Partito Democratico e sto per entrare in Senato da dove – per le note ragioni di rapporto numerico tra maggioranza e opposizione – non potrò uscire fino alla approvazione del Dpef e delle altre tre leggi che dovranno essere approvate entro questa settimana. Questa settimana è la stessa (e l’unica indicata) per la raccolta delle firme richieste per sostenere la lettera di candidatura. Penso che i lettori-elettori noteranno la situazione paradossale. Al momento per un senatore, date le regole indicate, non sembra esservi una facile soluzione. Ovviamente si aspettano chiarimenti. LETTERA DI INTENTIDichiaro la mia candidatura a Segretario del Partito Democratico per contribuire, con la mia esperienza di vita, di professione e di impegni internazionali che mi hanno posto a contatto con altre tradizioni democratiche, a dare al nascente partito un nocciolo di idee che confermino e arricchiscano la natura e la radice democratica di questo partito. Cerco un legame con i cittadini in un periodo della storia in cui solitudine e paura, più ancora della “antipolitica”, allontanano e separano gli elettori dalla partecipazione agli eventi politici.2 – Affermo che il cuore del partito che intendo rappresentare è il lavoro, la dignità, il legame fondamentale che rappresenta con il vincolo di cittadinanza, con la Costituzione, con le leggi, con le altre persone.Parlo del lavoro cercato dai giovani e che, quando c’è, il più delle volte è irrilevante per costruire un futuro.Parlo del lavoro di coloro che stanno vivendo la loro esperienza di mestiere e di professione in un’epoca che tende a screditare e penalizzare il lavoro retribuito, tende a dichiarare esose anche le più legittime richieste di chi contribuisce con il proprio lavoro allo sviluppo e alla crescita del Paese, tende a prestare attenzione solo a chi, bene o male, ha già accumulato ricchezza.Come avviene negli Stati Uniti, che pure sono considerati la casa madre dello sviluppo capitalistico, il Partito democratico dovrà essere il partito del lavoro.

E ciò non in senso sindacale, ma nel profondo senso culturale e civile della tradizione democratica. Questo non vorrà mai dire essere ciechi e sordi alle esigenze di tutta la comunità in tutte le sue espressioni. Ma vuol dire sapere che la vita democratica di un Paese si fonda sul lavoro, le condizioni del lavoro, le garanzie del lavoro e la certezza che non saranno mai negati né la dignità del prestare la propria opera, né la certezza dei diritti a cui le controparti si sono di volta in volta impegnate verso che lavora e lavora bene.Sarà chiaro a tutti che non si tratta di una affermazione di classe ma di una constatazione di buon senso. La tenuta, la rispettabilità, la crescita, lo sviluppo di un Paese si basano sulla partecipazione dei cittadini attraverso il lavoro. Se si restringe il numero di coloro che lavorano e tarda a sopraggiungere il contributo delle nuove generazioni, il vero problema non è attuariale o statistico, ma è la diminuzione della partecipazione politica dei cittadini che vuol dire fine della politica.Il patto fra generazioni non si fonda sui numeri delle tabelle ma sul passaggio di esperienza e di responsabilità fra i più giovani e i più anziani. Il patto di solidarietà è intorno al lavoro, non agli sportelli degli uffici postali dove si pagano le pensioni.3 – Affermo che non mi sembra sensato candidarsi per rappresentare una particolare fascia demografica di cittadini. Ciò finisce per prefigurare una sorta di confronto conflittuale: il tuo lavoro sbarra la strada al mio, la tua pensione toglie a me il pane di bocca.Non è questo il fondamento che andiamo cercando per il nuovo Partito democratico.

Ma se si insistesse sul dato generazionale, non avrei difficoltà a dire che a me tocca, allora, di candidarmi a nome di quegli italiani oltre i 70 anni, che non accettano di vedere screditato e svilito ciò che hanno fatto in decenni di lavoro perché sono diventati “vecchi”. Sono attualmente impegnato in Senato in cui molti non si imbarazzano a gridare insulti alla senatrice a vita Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la Medicina, e al presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro solo perché osano avere ed esprimere, alla loro età, e in una funzione (senatore a vita) che viene giudicata “un binario morto”, la loro persuasione politica.Mi richiamo al nome e all’esempio di italiani come i due Senatori che ho nominato e di persone come Vittorio Foa o Pietro Ingrao per dire che ogni riferimento generazionale in questa candidatura è improprio e, sia pure involontariamente, offensivo. 4 – La scuola è un’altra grande ragione di questo impegno. Il nuovo Partito democratico dovrà dedicare alla scuola, dal primo contatto con i bambini che si affacciano alla vita sociale fino alla ricerca scientifica, la stessa attenzione, lo stesso rilievo, e lo stesso peso economico che un tempo si dedicava agli eserciti. Non può funzionare un Paese che non ponga la scuola, la formazione culturale e scientifica, la specializzazione al livello più alto della ricerca, al più alto livello di attenzione, di impegno di governo, di preparazione dei docenti e di fondi disponibili.Il Partito democratico di cui parliamo dovrà essere in grado di riconoscere che la funzione, il livello, la qualità e il compenso degli insegnanti devono essere preoccupazione centrale del governare e percorso principale verso il futuro.

Una scuola di alto livello e funzionante in tutti i suoi gradi, dalla prima scuola materna alla più avanzata ricerca scientifica è il vero patto fra generazioni. Per questo il Pd crede fermamente nella Scuola pubblica.5 – Ospedali e struttura sanitaria costituiscono, con la scuola e il lavoro, i vincoli essenziali di cittadinanza.Quando il cittadino sa di poter contare su uno Stato presente e attivo nei momenti fondamentali della sua vita, dalla nascita dei bambini alla più pronta e bene organizzata prevenzione e cura delle malattie, al soccorso nelle emergenze, alla presenza assidua e competente nelle fasi finali della vita, allora il rapporto cittadino-Stato si apre alla fiducia, diventa leale e di reciproco sostegno. Ognuno farà la sua parte per uno Stato che c’è nei momenti difficili.6 – La legalità, la giustizia, in un Paese senza segreti e che riconosce pienamente l’indipendenza della Magistratura, è ciò che distingue l’Italia democratica dal periodo di illegalità costante e di irrisione alle leggi e ai giudici del governo di Berlusconi, ed è naturale bandiera del Pd. In questo specifico senso la contrapposizione netta a tutto ciò che ha rappresentato il governo Berlusconi non è un residuo sentimento del passato ma è progetto del nuovo partito: legalità che non accetta zone oscure e segreti, legalità che non ammette scorciatoie rispetto alle regole che vincolano tutti i cittadini, legalità che significa non ammettere e non tollerare l’inquinamento grave dei conflitti di interesse, specialmente quando quei conflitti, come nel caso di Berlusconi, riguardano la proprietà ingente di mezzi di informazione.


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