In nome di quel che sarà

18 Lug 2007

Ventotto milioni di italiani hanno meno di quarant’anni. Su oltre trecento eletti in Parlamento, l’Ulivo non ha in rappresentanza di questi 28 milioni di cittadini neanche un eletto. A questo “genocidio politico” generazionale, non si può rispondere con un tentativo di cooptazione, come quello di fantomatiche liste under 30 in appoggio agli esponenti più in vista del futuro Partito democratico. Ora è il momento di correre il rischio. Altrimenti ogni trattativa sulle pensioni, ogni mancata trattativa su ammortizzatori sociali e nuove garanzie nel mondo del lavoro, ogni nuova elezione, saranno luoghi dove un intero segmento del tessuto sociale (non “i giovani”, ma le energie migliori di questo paese) verrà sistematicamente ignorato, imbrogliato, umiliato.
Mi candido da outsider alle primarie del 14 ottobre 2007. Da outsider vero: non sono né ministro, né sindaco, né senatore, né sottosegretario. Non posso contare sui denari del finanziamento pubblico alla politica, né sul potere derivante da posizioni di rilievo. Mi metto nudo davanti alla carroarmato, perché l’ho già visto fare ai miei coetanei che combattevano per la democrazia in un paese che democrazia non ne ha.
Per questo sono grato a chi ha scelto di aprire questa finestra di opportunità democratica. Sono grato, sì, anche ai partiti che si mettono in gioco per costruire qualcosa di davvero nuovo: a Ds eMargherita, ai loro dirigenti, cui ho rivolto assai spesso parole anche più che polemiche, va in questo senso un ringraziamento sincero.
Alle persone che sfido candidandomi va la mia stima: sono onorato di poter incrociare le lame con personalità del calibro e con la storia di Walter Veltroni, Rosy Bindi, Furio Colombo e spero anche Enrico Letta.

Mi candido per batterli, però, in nome di quel che sarà della politica. Spero sia molto più di quello che è. E quel che sarà è l’irruzione di internet nella scena sociale, l’esplosione del fenomeno dei blog, il formarsi di un popolo prevalentemente composto di under 40 che usa la rete come modello di vita. Io credo che sia anche un modello politico ed è certamente il modello a cui ispirerò il partito democratico se dovessi vincere la competizione del 14 ottobre: un modello reticolare, orizzontale, senza vantaggi di posizione per i notabili, con un confronto continuo e aperto, capace di portare dentro il sistema politico rappresentativo in decomposizione, la ventata di novità rappresentata dalle forme della democrazia diretta, primarie e referendum in primis.
Per questo e non solo per questo, il primo atto che compierò sarà chiedere a chiunque firmerà per la mia candidatura di firmare contestualmente anche il referendum sulla riforma elettorale.
Ora, in strada. E speriamo che conduca ad un posto migliore. Il partito democratico può esserlo, noi daremo una mano affinché lo diventi.

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