Meno partiti, più grandi. I cittadini capiranno

15 Mag 2007

La road map sulla nascita del Partito democratico decisa venerdì 11 restituisce al progetto uno slancio rivoluzionario che sembrava appannato. Se le decisioni sui meccanismi di composizione per l’Assemblea Costituente saranno rispettate sino in fondo, va dato atto a Francesco Rutelli e Piero Fassino di aver accettato la proposta di Prodi con coraggio e lungimiranza fuori dal comune. L’elezione aperta e diretta da parte dei cittadini-aderenti e sulla base di una competizione di molteplici liste non riconducibili ai vecchi partiti, pone infatti le basi per un soggetto politico autenticamente nuovo. L’atto fondativo del Pd, così come le primarie di due anni fa, potrebbe finalmente avere conseguenze autenticamente significative sul sistema politico in Italia, affrontando, e forse risolvendo, nodi che hanno sistematicamente indebolito l’efficacia delle istituzioni nel nostro Paese.Il Pd ha infatti ora una chance di ridurre la frammentazione partitica, che ha sinora costretto i governi a reggersi su coalizioni eterogenee e rissose, non solo perché accorpa i due partiti maggiori del centrosinistra ma anche in quanto rende più permeabili i confini elettorali del Pd nei confronti dei suoi alleati. La forma aperta delle adesioni si rivolge potenzialmente a tutti gli elettori del centrosinistra, e potrebbe «prosciugare» alcuni partiti minori. I meccanismi scelti per la costituente, senza quote di rendita o preadesioni a garanzia dei partiti fondatori, consente agli elettori di tutte le forze dell’Unione — dall’Udeur a Rifondazione comunista — di bypassare il proprio ceto politico di riferimento e di veder rappresentate le proprie idee direttamente nel nuovo soggetto.Se gli ultimi congressi hanno portato a un ulteriore frazionamento del ceto politico (la scissione della sinistra Ds), non è detto che a livello di elettorato non avvenga invece un processo contrario di semplificazione.

L’appello al «popolo delle primarie» di due anni fa è un esplicito segnale in questa direzione dal momento che quella fu una consultazione di tutti gli elettori dell’Unione, e non solo di quelli di Ds e Margherita, e sancì una richiesta, comune e universale, di unità da parte dell’intero elettorato di centrosinistra. Anche il richiamo alla simbologia dell’Ulivo conferma questa vocazione, in quanto l’Ulivo originario coincideva con la coalizione di centrosinistra alle elezioni del 1996, con l’eccezione di Rifondazione.Sarà un cantiere ancora lungo e difficile, ma in questo modo il Pd ha gettato le basi non solo per una forza più ampia, ma anche, in prospettiva, per un potenziale partito unico del centrosinistra. Solo con una vocazione «bipartitica» il nuovo soggetto potrà mantenere alcune delle sue promesse in merito a riavvicinare molti scontenti alla politica e di rifocalizzare l’attenzione sulle riforme concrete.Finché infatti i governi italiani si dovranno reggere su coalizioni numerose, precarie ed eterogenee, le formule e le forme politiche continueranno infatti a prevalere sui contenuti, e i contenuti tenderanno al ribasso del «minimo comune denominatore». Nessuno dei partiti attuali è in grado di formulare dettagliate ipotesi di policy alle elezioni, in quanto le proposte programmatiche devono poi essere mediate e negoziate con gli altri partner della coalizione. Ci sono quindi solo delle piattaforme di coalizione, ma queste vengono rispettate in modo solo indicativo in quanto ciascun partito della coalizione può esercitare un potere di ricatto sugli altri.

Se invece ci fossero in Italia dei partiti più ampi, l’azione concreta del governo verrebbe rafforzata perché il premier potrebbe disciplinare la propria maggioranza non solo, come nella tradizione italiana, con la sola minaccia delle proprie dimissioni, ma anche con strumenti extra-istituzionali all’interno del proprio partito, come avviene nelle altre grandi democrazie occidentali.Unamolteplicità di partiti ideologici era probabilmente necessaria all’Italia della prima fase della Repubblica, a causa delle ferite della Guerra mondiale e delle tensioni legate a una rapida modernizzazione. Ora quel tipo di sistema partitico — barocco e lontano dalle attuali preoccupazioni dei cittadini — è un lusso che l’Italia non si può permettere. C’è bisogno quindi di un tipo nuovo di partito, che sappia candidarsi a riunire al suo interno per intero una delle due coalizioni. L’approdo è ancora lontano, ma questa volta si è partiti con il piede giusto, e tutti gli elettori del centrosinistra dovrebbero tenerne conto.

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