“E’stato difficile, ma noi siamo testardi”

20 Apr 2007

IL CONGRESSO DL // RUTELLI: NO AL PSE // “E’ stato un percorso difficile, ma noi siamo testardi”. Un lungo applauso della platea accoglie Romano Prodi, che parla al congresso della Margherita. Il presidente del Consiglio ripercorre la storia di questi anni, che ha portato alla prospettiva del Partito Democratico e alle decisioni che stanno prendendo i congressi dei Ds e dei Dielle. …”. Il cammino verso il Partito democratico “non è stato facile e non lo sarà”, dice in particolare Prodi, ma “noi siamo testardi e andiamo avanti. Occorrerà tanta fatica ma anche fiducia nei nostri concittadini”.
C’è appena stata la benedizione laica di Oscar Luigi Scalfaro. Il presidente emerito della Repubblica ha chiesto al nuovo partito di non deludere i giovani. “Vi voglio fare un augurio – ha scandito dal palco Scalfaro rivolgendosi alla platea – umanizzate la politica!”. E si è raccomandato per i “suoi” ragazzi, “quei giovani che chiedono testimoni, cercano esempi e vogliono riferimenti”.
Prodi, forte di questo intervento e del messaggio augurale del presidente Napolitano, punta dritto al nocciolo. Per eleggere l’assemblea costituente del Pd, Prodi pensa alle primarie, “in una domenica del prossimo autunno”.

In quell’occasione tutti i cittadini italiani che lo vorranno “dovranno trovare un luogo nel quale conoscere il manifesto del nuovo partito, decidere se aderire, esercitare il loro diritto di voto per eleggerne l’assemblea costituente”. Il Partito democratico non deve essere una “fusione” tra le dirigenze dei Ds e della Margherita. “Il Partito democratico nascerà solo se sarà capace di presentare come un partito nuovo, in cui l’adesione farà vera partecipazione. Per questo – insiste – sarà fondamentale una fase costituente aperta a una nuova militanza in cui possano aver voce tutti i cittadini”.
Il Pd, aggiunge, “nasce qui e contemporanemanete nel congresso dei Ds, con l’ambizione di aprire subito una nuova stagione democratica in Italia”. Di creare una “casa comune” nella quale “non ci siano solo gli iscritti di Ds e Dielle mentre gli altri devono entrare quasi chiedendo il permesso. No. Sarà una casa comune di quanti aderiranno: tutti insieme, per la prima volta, tutti alle stesse condizioni”. “Non ha senso discutere della collocazione internazionale” visto che quello del Partito democratico è un progetto “originale”.
“Non ha senso” nemmeno pensare al Partito democratico come formato “da tre gambe”, “due rappresentate dai partiti ed una terza genericamente da una indeterminata società civile”.
Il futuro Partito democratico dovrà “lavorare con il Pse per una nuova alleanza con tutte le forze riformiste e socialiste” per il rilancio dell’integrazione europea.

Quanto a se stesso: “La mia valutazione – dice – è che al termine della legislatura il mio compito sarà concluso” perché l’Italia “ha bisogno di altre leadership”. C’è tempo per pensare agli eredi. L’appuntamento clou per il Partito democratico saranno le europee del 2009. Entro quella data si dovranno riformare le stesse istituzioni europee, dare risposte a questioni fondamentali, dall’economia all’ambiente. C’è spazio anche per i bilanci. “Abbiamo dato le medicine che dovevano essere date al Paese, e le medicine quando si devono dare sono amare, ma sono la condizione perché il Paese guarisca. E già si vedono i frutti chiari della nostra politica”. Poi conclude. “L’Italia ha bisogno di nuovi leader per una più grande partecipazione politica e il partito democratico è uno strumento per questi obiettivi”. Molti applasi, anche dai leader dell’opposizione. Anche Berlusconi, in prima fila, batte le mani.

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