Per un documento programmatico del circolo calabrese

16 Apr 2007

In ambito culturale e politico la parola è tutto. E lo è ancor di più quando i due ambiti si fondono, giacché Libertà e Giustizia può ben definirsi una associazione di cultura politica, stando però ben attenti a chiarire che si tratta di cultura intesa non quale bagaglio di conoscenze quanto piuttosto quale impegno a produrre conoscenza. In parole povere l’associazione nasce per studiare problemi e tentare risposte, giammai per fare bella mostra della cultura politica italiana di centrosinistra.
LeG guarda avanti stando, anche orgogliosamente, su di un colle che permette la vista lunga perché è molto alto, proprio perché molto alto è lo spessore (nel senso della quantità delle fonti e della varietà) del pensiero politico cui si ispira. Ma proprio perché la parola è centrale nell’esperienza di LeG e di tutte le associazioni di questa natura occorre stare ben attenti ai comportamenti, alle scelte organizzative, che rappresentano la coerenza morale, la fiducia che noi stessi abbiamo nei contenuti che con le parole vogliamo esprimere. La coerenza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo diventa in pratica il modo di essere nostro che è poi il modo di presentarsi ai Calabresi. È la misura della nostra credibilità e, pure, della nostra identità. Poiché se la parola è tutto non bisogna dimenticare che tutti parlano, che la parola appartiene a tutti e tutti dicono di tutto. Alla fine è, allora, ciò che si fa e come si fa che stabilisce di che pasta si è fatti e cosa si vuole veramente.Per intenderci voglio riferirmi subito a due valori che il circolo ed i suoi membri, a mio avviso, debbono sforzarsi di incarnare (il termine è cattolico ma non ne conosco uno più forte) si dall’inizio: servizio e unità.

Tutta la classe dirigente calabrese, non solo quella politica, non brilla né per spirito di servizio né per capacità di agire uniti. E questo ovviamente non è frutto del caso ma dell’intendere l’impegno politico esclusivamente come carriera personale in competizione con altri. La competizione è dura, è terribile, è una vera guerra per gruppi contrapposti e finisce per utilizzare tutte le energie dei contendenti. Così l’amministrare non avviene in funzione dei reali interessi delle comunità ma in vista degli obiettivi personali dei contendenti. LeG non deve fare un grande sforzo per essere diversa perché non dà cariche né candidature. Tuttavia sarebbe un grave errore se non ci rendessimo conto dell’importanza del nostro agire gratuitamente e se non sottolineassimo quanto ci crediamo. E se non facessimo di tutto per fare comprendere il senso rivoluzionario: di cambiamento vero, che l’agire nell’interesse degli elettori, piuttosto che degli eletti, può davvero rappresentare. In questa direzione il segnale più grande che possiamo dare all’esterno subito è quello dell’unità. La Calabria ha un bisogno immenso di unità, a tutti i livelli. Unità vuol dire costruire un circolo della Calabria, cui si aderisca da tutta la Regione. Non il primo di una serie di circoli calabresi. Su questo punto sarà bene decidere. Penso che sia la prima decisione organizzativa da prendere. Due parole vorrei dire pure sullo stile. Abbiamo il dovere di essere propositivi.

La Calabria ha bisogno di soluzioni. Le denuncio se servono vanno pure fatte. Ma con le denuncie, che certo già non mancano, non si va da nessuna parte. Il nostro impegno è nella direzione delle proposte operative, concrete, che possono essere realizzate. Occorrerà certo denunciare chi non fa quello che va fatto, quello che si può fare. Ma occorre molto di più lavorare sulla fiducia: diffondere la fiducia che il cambiamento è ancora possibile ma solo se si è disposti a pagarne il prezzo. Sta tutto qui il problema: convincere gli onesti e capaci a impegnarsi. In questo senso LeG può davvero assolvere ad un funzione storica, pur nel proprio piccolo. Esistere ed operare è già un cambiamento, quanto più riusciremo a farlo nello spirito del manifesto associativo adeguando la qualità dell’impegno alla misura dei problemi calabresi. È difficile trovare degli adulti disponibili a stare assieme per produrre pensiero politico senza attendersi in cambio alcuna diretta ricompensa. Noi cercheremo di farlo per riaccendere, specie nei giovani, la fiducia nel futuro.

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