Pd, il nostro appello

28 Mar 2007

Redazione

SPECIALE: PARTITO DEMOCRATICO // Siamo ormai alla vigilia dei due congressi che formalizzeranno la scelta di Ds e Margherita di dar vita alla fase costituente del Partito democratico. Libertà e Giustizia, anche per una esplicita richiesta di soci e sostenitori, avverte la necessità di indicare la propria posizione su questo appuntamento decisivo per la politica italiana.Sin dai tempi dell’Ulivo e dei primi dibattiti sul Pd (2004-2005), abbiamo pensato che la prospettiva di un partito unico che tenesse insieme partiti e società civile del centrosinistra, fermamente convinti della non rinviabile esigenza di un rinnovamento della politica, potesse rappresentare quel disegno di ampio respiro necessario a sconfiggere la destra di Berlusconi e a governare il Paese nei prossimi anni. Questo disegno aveva bisogno di una spinta ideale molto forte che facesse superare i prevedibili richiami alle proprie radici e origini in vista di un progetto che sapesse tenere insieme gli ideali di tutti, per un’Italia più moderna, laica e civile e, soprattutto, più giusta.
Non ci siamo mai nascosti, e anzi l’abbiamo denunciato apertamente, il rischio che questo partito nuovo si limitasse a mettere insieme i vertici delle due forze maggiori (Ds e Margherita), in una sorta di fusione fredda tra le due nomenclature preoccupate esclusivamente di mantenere intatta la propria quota di potere.

Questo grande disegno aveva bisogno di una leadership illuminata e soprattutto di una cultura politica all’altezza dei grandi momenti della nostra storia.
In vista di un obiettivo di tale portata, i circoli e i singoli soci si sono mobilitati in questi mesi offrendo spazio al dibattito, critiche costruttive e disponibilità all’impegno.
E’ di poche settimane fa l’iniziativa di costituire un coordinamento permanente tra le associazioni animate da uguali propositi.
Dobbiamo però constatare come in questi ultimi tempi il dibattito sul Pd sia rimasto sostanzialmente relegato ai due partiti e non sia mai riuscito a superare la dialettica e gli scontri spesso avvilenti tipici dei momenti precongressuali, senza riuscire a dare il senso di un grande progetto ideale che appassionasse e convincesse anche i dubbiosi. E’ stato assolutamente ignorato anche il contributo offerto dal Manifesto, probabilmente insufficiente ( e a volte ambiguo) a delineare la prospettiva, ma frutto comune del lavoro intelligente e intenso di un gruppo di personalità.
La situazione attuale non è difficile da descrivere: a fronte della certezza che il progetto di Pd verrà ampiamente approvato dai due congressi, del contestuale rischio di scissioni, esiste una vasta area di sostenitori della prima ora che non vedono in quanto sta accadendo la premessa per la realizzazione del grande progetto iniziale. Un dibattito totalmente arido e concentrato nella vecchia logica di potere non può che suscitare sentimenti di rinuncia alla partecipazione.
Basta pensare che a poche settimane dai congressi non è stata ancora indicata chiaramente la strada che porterà alla assemblea costituente né quanto ampio sarà il rinnovamento degli organi dirigenti.

Si assiste inoltre a uno scontro sempre più avvilente su problemi legati al tesseramento, e a un confronto non sulle idee ma sul peso congressuale. Nuova legge elettorale, riforme, etica, rapporti Stato e Chiesa e collocazione in Europa sono ancora molto spesso soltanto il pretesto per ribadire posizioni personali e visibilità sui media e non temi sui quali cercare soluzioni di alto livello.
Un partito democratico che nascesse oramai soltanto perché non si può tornare indietro e non per limpido convincimento sembra a LeG non un passo verso il rinnovamento della politica, ma un malinconico ritorno al passato.
LeG non pensa che sia tutto perduto: vorremmo che alla vigilia di questi congressi i segretari e i leader di Ds e Margherita si facessero carico di questa situazione e della delusione diffusa e tangibile in gran parte della società civile, non la demonizzassero e non la ignorassero, ma si adoperassero per ritrovare un nuovo slancio ideale, dimostrando anche con la pratica quotidiana di essere all’altezza del compito di rinnovamento. Sappiamo bene che le tessere “pesano” nelle dinamiche congressuali ma non può essere quello del tesseramento e dei rapporti di forza interni l’unico tema quotidianamente discusso, pena il progressivo allontanamento proprio di quella parte della società civile essenziale invece al processo di allargamento e rinnovamento della politica.
Il nostro è un forte appello a voltare rapidamente pagina, senza incertezze.


Vogliamo non essere costretti a registrare l’ennesimo rifiuto della politica a rinnovare coraggiosamente se stessa.
Chiediamo di fermare la fuga di cittadini volenterosi dalla partecipazione e dall’impegno a cambiare il futuro del nostro Paese. E speriamo che a questo appello rispondano in tanti, non solo fra quelli che il Pd sono già decisi a far nascere comunque e “ad ogni costo”.
Ci sono dei costi che non siamo disposti a pagare.

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