Un’analisi delle Primarie

05 Feb 2007

Una cosa è evidente: le primarie piacciono. I dati dell’affluenza sono alti. Il record è di Genova, dove, per scegliere il candidato sindaco, sono andati a votare in più di 35 mila (a fronte di 60 mila schede stampate e millecento scrutatori divisi in settantadue seggi), ma anche Palermo ha sfiorato quota 20 mila e a Reggio Calabria si sono mossi in 7mila, mille in più rispetto alle Primarie di Prodi. Oltre 15mila a La Spezia, e 10mila a Carrara. L’Aquila si ferma a 9mila. Il record negativo è di Como, dove hanno votato solo in 2mila. Nelle otto città e nell’unica provincia, quella di La Spezia, dove si sono aperte le urne, i cittadini hanno risposto con interesse. Alghero, Ancona e Belluno invece dovranno aspettare che venga decisa una nuova data dopo il rinvio deciso nei giorni scorsi.“I numeri in tutta Italia confermano l’apprezzamento degli elettori di centrosinistra per questo sistema di scelta dei rappresentanti”, commenta Maurizio Chiocchetti, l’esponente Ds che nel 2005 era nell’ufficio delle Primarie di Prodi. “A L’Aquila i numeri possono sembrare modesti, sono più contenuti rispetto a quelli nazionali, ma in proporzione anche quei 9mila elettori sono significativi. Insomma, quando la gente è chiamata a scegliere il candidato per l’elezione del sindaco, va volentieri a votare. Conta molto, è vero, il peso del candidato, come dimostra il caso di Leoluca Orlando a Palermo o quello della Vincenzi a Genova. Diverso il caso di Como, dove il divario tra centrodestra e centrosinistra, in città, è troppo ampio.

La percentuale d’affluenza comunque è stata alta, in tutto il Paese, con un contributo in più dal Sud”. Vincono quasi ovunque i candidati ulivisti, tutti uomini e donne di partito. Ma la scelta degli elettori è caduta sul candidato forte, a prescindere dall’appartenenza a questo o quel partito. “Ne è una conferma il caso di Palermo – spiega ancora Chiocchetti – Orlando era il candidato dell’Italia dei Valori che è un partito del 2 per cento, ma ha ottenuto il 72,72 per cento delle preferenze. Se si osserva il caso di Genova, la Vincenzi, che aveva già l’esperienza della Provincia alle spalle, l’ha spuntata su candidati forti come l’ex deputato ulivista Stefano Zara. Direi che i cittadini hanno dato la preferenza alle persone, alla loro personale esperienza, non ai partiti. Ora i candidati eletti sono più forti, possono contare su questa ulteriore investitura”.Un segnale, quello del successo delle primarie, che potrebbe influire anche sul partito democratico. “Non è detto che il sistema valga per ogni competizione – dice Chiocchetti – personalmente non sono convinto che sia giusto per indicare il presidente del Pd, per esempio. Invece è molto importante per indicare il leader della coalizione o il candidato sindaco, insomma tutte le volte che c’è competizione per una carica. Le primarie rafforzano il candidato, di più che se lo avessero indicato solo i partiti. Ma un presidente di partito scelto con le primarie sarebbe già anche un’indicazione forte per la guida della coalizione: non sono convinto che, dopo le discussioni a Orvieto, su come si sceglie un leader, questo sia il metodo più giusto”.

Il prossimo appuntamento con le primarie è a fine febbraio. Andranno al voto Isernia, Agrigento e, forse, Rieti, dove però la discussione è ancora aperta. Belluno vota l’11 marzo. A Taranto le primarie sono ancora in dubbio: Ds e Prc le vorrebbero, ma la Margherita non ne vuole sapere.

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