Per negare la Shoah

12 Dic 2006

Redazione

La conferenza di Teheran, che ha dato ampio risalto alle tesi negazioniste della Shoah, chiude istituendo una commissione d’inchiesta. Presieduta da uno stretto collaboratore del presidente Ahmadinejad, dovrà “appurare i fatti”. Eppure le reazioni sono poche e decisamente misurate. Alla prevedibile dichiarazione del rabbino capo di Roma Riccardo Di segni, che ha alzato il livello d’allerta (“E’ bene che tutte le coscienze civili siano allertate e si ribellino a questo meccanismo perché se si cancella questa pagina della storia l’umanità rischia di tornare indietro”), non hanno fatto seguito che poche voci dal mondo politico. Laconico il commento di Massimo D’Alema, ministro degli Esteri e vicepremier: “Una cosa inqualificabile”. Il presidente della commissione esteri della Camera Umberto Ranieri ha espresso solidarietà “ai coraggiosi giovani iraniani che nella università di Teheran hanno manifestato per la libertà. A questi giovani va il sostengo di tutti coloro che si battono per l’affermazione in Iran del pieno rispetto dei diritti, delle libertà politiche e religiose”. Poi ha aggiunto: “Suscita inquietudine, sconcerto e sdegno nell’intera comunità internazionale, nell’intero mondo politico italiano e nella società civile del nostro Paese, l’iniziativa che si svolge in Iran promossa dai dirigenti di quel Paese tesa a mettere in discussione e a negare l’olocausto, é una vera e propria vergogna. La verità è che iniziative simili rischiano di creare un solco incolmabile tra la comunità internazionale e le autorità iraniane.

L’olocausto resta un trauma storico universale la cui memoria deve restare viva come monito al rischio che un tale orrore possa ripetersi”.Chi invita a non cadere nella trappola di Ahmedinejad, “che vuole negare il diritto all’esistenza di Israele”, è Iacopo Venier, responsabile esteri del Pdci che protesta: “Questa miserevole mistificazione della realtà non ha nulla a che fare con la storia”. Infine, la Santa Sede, in una dichiarazione della sala stampa, ricorda che la “Shoah è stata una immane tragedia, dinanzi la quale non si può restare indifferenti” e che “il ricordo di quei terribili fatti deve rimanere un monito per le coscienze, al fine di eliminare i conflitti”. “Il secolo scorso è stato testimone del tentativo di sterminare il popolo ebraico, con la conseguente uccisione di milioni di ebrei, di tutte le età e categorie sociali, per il solo fatto di appartenere a tale popolo” si legge nella dichiarazione. La Santa Sede ricordando un documento di qualche anno fa dal titolo “Noi ricordiamo, una riflessione sulla Shoah” ha sottolineato che nutre “rispetto” e “compassione” davanti alla terribile “esperienza vissuta dal popolo ebraico durante la Seconda Guerra Mondiale”. “Tale posizione è stata affermata da Giovanni Paolo II al Monumento alla Memoria Yad Vashem a Gerusalemme il 23 marzo 2000 e ribadita da Benedetto XVI nella visita al campo di sterminio ad Auschwitz il 28 maggio 2006”.

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