Prodi: “Basta, ora prevalga l’interesse del Paese”

13 Nov 2006

Redazione

“Siamo Come una squadra di calcio che parte da meno 26”. Romano Prodi, dai microfoni di Sky Tg24, torna a parlare del suo governo e della situazione del Paese. E spiega anche il senso della frase sul “paese impazzito” che ha destato tanto scalpore e sollevato tante critiche. “L’obiettivo – dice – è far capire che il Paese è un blocco sociale unito. Non è possibile che ognuno in teoria porti avanti l’interesse generale e in pratica sia durissimo nell’interesse di categoria e di parte”. Il presidente del consiglio è sicuro: “E’ un problema etico. Basta con le corporazioni, ora bisogna fare gli interessi del paese”.
Nella lunga intervista a Sky tg24, il Professore si dilunga sulla Finanziaria: “Non si cambia se non si mette a disposizione qualcosa. E guai se avessimo fatto una Finanziaria solo di difesa. Ho voluto fare una manovra che andasse oltre per dare più risorse al paese. Tutti i problemi che ho posto non si risolvono nel bilancio di un anno. Per questo ho proposto un bilancio di cinque anni, anche se non sono sufficienti a risolvere tutto. Ma nel primo anno bisogna indicare la direzione”. Quanto alla fiducia sulla Finanziaria, spiega, è ancora evitabile, “Ma se si mettono in campo tattiche dilatorie – aggiunge – allora la fiducia è uno strumento che serve a evitare ritardi. Io però faccio di tutto per evitarle”.
“Non siamo come i passeggeri del Titanic che continuavano a divertirsi mentre la nave affondava. La nostra nave è robusta, ma se non cambiamo direzione andremo in balia delle onde”.

Il premier rimarca tra l’altro che la ‘cabina di regia’ i governo l’ha di fatto inaugurata con un lavoro di squadra di tutto il governo. “Basta con le frammentazioni, io non sono uomo per tutte le stagioni e sono giunto a Palazzo Chigi dopo le primarie e con il voto degli italiani che alle elezioni ci hanno dato fiducia e la forza per governare…”. E se il governo dovesse cadere e si andasse a nuove elezioni, il presidente del Consiglio non ci sarà: “Non sono un uomo per tutte le stagioni. Ho un obbligo morale verso i 4 milioni di persone che mi hanno votato alle primarie. L’oblligo di ricomposizione verso di loro implica la necessità di far nascere il Partito Democratico”. Tensioni e difficoltà dipendono da molti fattori, la legge elettorale, innanzitutto, “voluta e motivata perchè i probabili vincitori, cioè noi, non governassero in modo forte e condiviso”. Del nuovo soggetto politico dice: “Il partito democratico è uno strumento molto utile per ricomporre la politica frammentata. E’ una spinta forte. Si potrebbero trovare altri strumenti di composizione, ma l’obbligo di ricomposizione lo sento come una necessità perché possa lasciare agli altri un paese che funziona, unito, che ritorni a vincere…a vincere”.
Prodi torna anche sul caso Telecom, per ribadire di non aver avuto nessuna influenza, a dimostrazione, che quando si è cominciato a costruire la politica economica del governo “gli ostacoli sono sempre più forti. Appena è cominciato il viaggio in Cina è cominciato un attacco del tutto costruito”.

“Non bisogna mai pensare a congiure – aggiunge il premier – ma certo quando arriva il momento delle decisioni, e quel viaggio è stato l’inizio della nostra politica economica, gli ostacoli diventano sempre più forti”.
Si parte da meno 26, aggiunge Prodi, “come i 26 miliardi che ci servivano per rispettare i parametri dell’Unione europea e per far fronte al buco delle Ferrovie e ai problemi dell’Anas”.
Il ritiro dall’Afghanistan? “No – è la risposta ferma del premier – L’opzione militare non basta ma l’opzione politica va sostenuta dall’opzione militare”.

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