Spiegare la Costituzione ai ragazziEcco la ricetta Toscana

26 Ott 2006

Sei incontri per spiegare la Costituzione a insegnanti, ragazzi delle scuole elementari e medie e amministratori. L’iniziativa, promossa da Libertà e Giustizia Toscana in collaborazione con il comune di Poggibonsi, in provincia di Siena, è il primo risultato pratico della campagna voluta dal Comitato Salviamo la Costituzione, per promuoverne la conoscenza e diffonderne i valori.
“Impariamo la democrazia”, primo appuntamento del ciclo di i incontri in ricordo di Piero Calamandrei, ha visto sul palco della sala Set del Teatro Politeama di Poggibonsi, lo storico Giovanni Ferrara impegnato in un’analisi delle radici della nostra Carta. I prossimi incontri sono fissati per l’8 novembre, con Roberto Passini, presidente del comitato fiorentino Salviamo la Costituzione” che spiegherà “a cosa servono le Costituzioni” e per il 17 novembre, quando il sociologo Alessandro Amadori si addentrerà nei metodi di comunicazione usati per divulgare principi e valori della legge fondamentale dello Stato.
L’altra sera, di fronte a un pubblico di insegnanti e amministratori, Giovanni Ferrara è andato dritto al cuore del discorso sulla Costituzione e cioè al suo significato essenziale. “Negli ultimi decenni – ha esordito – si è sempre parlato della nostra Costituzione in funzione delle modifiche che si ritenevano di volta in volta necessarie per rispondere a contingenze politiche del momento”. Un’occasione impedibile per parlare della nostra Carta: “La sorte ha voluto che a fronte della riforma voluta dalla precedente maggioranza di governo, abbiamo iniziato a rivalutare la Costituzione repubblicana”.
Le Costituzioni sono affare molto delicato e fondamentale per una società.

E per chiarire il concetto Ferrara ha fatto ricorso alla storia antica. “Quando nell’antica Grecia si voleva identificare l’essenza di una comunità, la sua anima, si usava la parola “politeia” che finiva per indicare l’insieme delle strutture delle sue istituzioni ed anche quali tipi di diritti e di doveri ne derivavano per i propri cittadini. La nostra Costituzione nacque in circostanze eccezionali (come del resto altre grandi costituzioni delle moderne democrazie): si veniva da un ventennio di dittatura, una guerra persa catastroficamente, una guerra civile”.
C’è una cosa che non va mai dimenticata: “La nostra Carta è nata dalla Resistenza: non è un’espressione retorica o romantica, ma veramente sostanziale. La Resistenza dette luogo, attraverso i primi CLN sul territorio, alle prime forme di governo e gran parte delle classe dirigente che compose l’Assemblea Costituente proveniva in modo organico dalla Resistenza: l’imprinting antifascista era fortissimo, non formale”. Del resto, il referendum del ’46 aveva ottenuto un risultato chiaro: “L’indicazione era precisa, il paese sarebbe stato una Repubblica, e questo unito alla radice antifascista, determinerà delle scelte fondamentali per l’assetto ideale e sociale della Carta”. La conclusione, ha sottolineato Giovanni Ferrara, fu che “circa il 70 per cento delle forze presenti nell’Assemblea Costituente provenivano dai tre grandi blocchi sociali cattolico, socialista e comunista, ma nonostante questa realtà l’impronta ideale di ognuna di queste forze fu molto sfumata all’interno della Carta.

La realtà che emerge in maniera organica è quella di una Carta costituzionale liberal-democratica, basata su un forte parlamentarismo ed un’ attenzione importante al sociale; le libertà e i conseguenti diritti di libertà dei cittadini sono molto sottolineati”. Nel dettaglio, ha detto ancora lo storico, “Il popolo è rappresentato dal Parlamento, non dal Governo (che è invece espressione della maggioranza parlamentare); questo ha dato adito a spinte, da parte di varie forze politiche, verso tentativi di riforma che concedessero invece al Governo maggiori poteri (un po’ sullo spirito del modello Usa), in modo da consentire una reattività operativa e politica maggiore a fronte delle sfide che provengono dalla moderna società globalizzata. Riteniamo che il modello parlamentare si adatti molto meglio ad una realtà politica e sociale come quelle italiana (per quanto riguarda sia il passato che il presente)”. Quanto al passato più recente e al tentativo di stravolgere la nostra Costituzione, sventato da un referendum, ha spiegato: “Non è facile cambiare una Costituzione, ma ad esempio la riforma proposta dai “saggi di Lorenzago” cambiava profondamente l’anima della Carta del 1948. La forma di governo proposta definiva degli attori completamente nuovi: di fatto la forma parlamentare veniva declinata in un governo del premier e tutti i poteri di garanzia venivano ridotti a puri organi di rappresentanza formale, si trattava di una Costituzione diversa nell’anima.

Esistono sempre costituzioni buone o meno buone, ma è fondamentale la qualità di chi è chiamato ad attuarle, per questo il destino finale è sempre nelle mani dei cittadini, che al momento del voto possono decidere a chi affidare la custodia dell’anima della propria società”.

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