Un Paese normale

29 Set 2006

Redazione

Quattro leggi da cancellare per tornare ad essere un Paese normale: la Gasparri, la legge elettorale, la legge sull’ineleggibilità e quella sul conflitto di interessi. E’ questa la sintesi che traccia Franco Bassanini all’incontro organizzato da LeG, insieme a Giovanni Valentini e Stefano Menichini.Scopo del dibattito spiegare ai soci e agli amici di LeG quale sia la reale situazione delle proposte sul conflitto d’interessi allo studio di Parlamento e governo.Nel mirino di Bassanini finisce la relazione del presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Luciano Violante sulla pdl della maggioranza sul conflitto di interessi: “A leggere la relazione di Violante qualche paura, qualche dubbio, mi viene: prima parla tanto di modello americano, che è il migliore, poi dice che non va bene perché ammette la vendita forzosa mentre noi non possiamo far altro che quello che Guido Rossi ha proposto a Renato Soru. Ma questa non è la soluzione al conflitto d’interesse, perché impone la vendita”. Il riferimento polemico è al cosiddetto ‘blind management agreement’, proposta formulata appunto da Guido Rossi per risolvere il conflitto d’interessi del governatore della Sardegna. La legge a cui il centrosinistra sta lavorando secondo Bassanini, “dovrà essere severa, non ad hoc contro Silvio Berlusconi “. Da questo punto di vista “con una serie di correzioni” (ad alcune delle quali anche il gruppo Astrid ha lavorato) la legge Franceschini “può funzionare”.

Giovanni Valentini è invece critico nei confronti dell’articolato che porta la firma del presidente dell’Ulivo alla Camera. “Non parla di prevenzione – dice l’editorialista di Repubblica – Nell’Italia di oggi è necessario parlare anche di informazione”. Poi ricorda quando, erano i tempi della prima Repubblica, “Antonio Segni, che poi sarebbe stato inquilino del Quirinale e il ministro Antonio Bisaglia si dimisero quando emerse per loro l’ombra di un conflitto d’interessi”. L’anomalia di Berlusconi, dice, “è del tutto speciale e deriva dallo “status” di concessionario pubblico, titolare cioè di un contratto con lo Stato in virtù del quale la sua azienda affitta alcune frequenze televisive e le gestisce “pro tempore”. Un inquilino dell’ etere, dunque, che si comporta da padrone.E’ proprio in rapporto a questo peccato originale, a questo vizio d’ origine, che a rigor di norma Berlusconi non sarebbe neppure eleggibile in Parlamento”.Perplessità invece vengono dalla presidente di Libertà e Giustizia Sandra Bonsanti: “Forse abbiamo perso un treno nella passata legislatura ed è troppo tardi per rimediare”, conclude con amarezza Sandra Bonsanti sul tema della ineleggibilità. “Mi viene in mente quello che diceva il capogruppo, quando nel ’94 fui eletta in Parlamento: il conflitto d’interessi è la contraddizione di Silvio Berlusconi, meglio lasciargliela”.

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