Prodi alla Camera: “Su Telecom accuse infamanti”

28 Set 2006

Redazione

“La demagogia e le strumentalizzazioni hanno preso il sopravvento”. Comincia così l’intervento del Presidente del Consiglio Romano Prodi alla Camera dei Deputati per l’informativa urgente sulla politica nel settore delle telecomunicazioni con particolare riferimento alla vicenda Telecom. “L’opinione pubblica ha assistito a un dibattito – aggiunge Prodi – che è diventato un intreccio di difficile comprensione”.Ma è categorico: “Mai stato messo a conoscenza di alcun piano su Telecom. E non ho mai avuto diretta conoscenza di altri piani o ipotesi elaborate in questi mesi”. “Questi piani il governo non li ha mai analizzati né tanto meno elaborati. E se su questo punto qualcuno poteva nutrire dei dubbi credo che le dimissioni e le spiegazioni di Angelo Rovati abbiano fugato questi dubbi. Queste dimissioni sono state un gesto che chiude ogni polemica e rendono onore a chi le ha date”. “Di fronte alle infondate accuse di aver mentito sul fatto che fossi a conoscenza del piano di riorganizzazione societaria varato dal Cda di telecom dell’11 settembre ho già più volte risposto. Ribadisco tuttavia anche in questa sede che negli incontri che i vertici di Telecom Italia hanno chiesto non solo al presidente del Consiglio, ma anche ad altri autorevoli esponenti del governo, non è mai stato fatto alcun accenno a tale piano. E non è certamente un verbale del Cda di Telecom Italia a costituire prova che il presidente del Consiglio e con lui il governo fossero a conoscenza del piano di riorganizzazione”.

“Lo stupore che ho espresso – ha sottolineato Prodi – risiede quindi nel fatto che si chieda di incontrare il presidente del Consiglio e non si faccia alcun cenno a quella che di lì a pochissimi giorni sarebbe stata la nuova strategia del gruppo”.
L’interesse del Paese“Il fatto di essere oggi qui e la prossima settimana al Senato dimostra come sia infondata l’accusa di volermi sottrarre al confronto con il Parlamento”. “A chi obietta che la mia presenza è frutto di un ripensamento o di un dietrofront figlio di chissà quale consiglio o pressioni rispondo che proprio il rispetto verso il Parlamento mi ha indotto a respingere gli irriguardosi tentativi di utilizzare le aule parlamentari per portare il dibattito al di fuori dei temi di reale interesse del Paese”.”Voglio qui ribadire che negli incontri con i vertici di Telecom non mi è mai stato fatto accenno a tale piano. Non è un verbale di Telecom la prova che il governo fosse a conoscenza”. “Vorrei precisare che non anticipare al governo è nel pieno diritto di ogni azienda, non era obbligo informare. Ma pur nel rispetto delle autonomia, il governo non può restare indifferente al destino dell’azienda”.
“Voglio dire a coloro che accusano il governo di voler perseguire una politica dirigista, che si stanno sbagliando”.
Come Telekom Serbia “Al presidente del Consiglio – ha sottolineato Prodi – sono state rivolte le accuse più disparate, talvolta persino infamanti. Dall’ingerenza nei confronti di società quotate, al voler perseguire una politica economica neodirigista ed infine di mentire e di volersi sottrarre al confronto con il Parlamento.

Non è uno scenario diverso da quello architettato per Telekom Serbia. E si concluderà allo stesso modo”.
La storia professionale, l’Iri e la contestazione“Altri sono gli interessi del Paese ed è a essi che deve essere rivolta l’attenzione del Parlamento e del Governo”. Romano Prodi parla della sua sua “storia professionale” all’Iri e dai banchi dell’opposizione partono fischi e urla. “Per me, in particolare, sarebbe anche sconfessare parte della mia storia professionale, visto che da presidente dell’Iri, in quegli anni…”. E’ questa la frase che, non riuscendo a completare, Romano Prodi ha ripetuto per ben 8 volte fra i fischi e le proteste dell’opposizione fino a quando il presidente dell’Aula Fausto Bertinotti ha interrotto la seduta e convocato i capigruppo. “Credo – ha chiosato Bertinotti – che non stiamo dando uno spettacolo bello al Paese”. L’interruzione dura 40 minuti.
Stato e mercato“Per me in particolare sarebbe anche sconfessare parte della mia storia professionale visto che dall’Iri, in quegli anni ho avviato uno dei più iportanti progetti di privatizzazione in Europa”.Romano Prodi riprende la sua informativa su Telecom alla Camera, scandendo di nuovo (è la nona volta nella giornata) la frase sulla sua esperienza all’Iri che aveva scatenato la reazione dell’opposizione. “Stavamo parlando dell’evoluzione dei rapporti tra Stato e mercato – esordisce – e dicevo che per me in particolare sarebbe anche sconfessare parte della mia storia professionale…”.

Questa volta l’aula ascolta in silenzio e il presidente del Consiglio può proseguire la sua esposizione. Romano Prodi difende la strada dell’apertura del mercato, “con determinazione e coerenza”, ma aggiunge di essere poco convinto dall’improvvisa passione dell’opposizione per “la dottrina liberale e le privatizzazioni”, dopo aver assunto comportamenti “assolutamente non coerenti con gli ideali professati”. Il premier respinge poi al mittente gli apprezzamenti verso la “strategia” che prevede l’utilizzo della Cassa depositi e prestiti per “l’acquisto di partecipazioni in imprese pubbliche”.
Il capitalismo di casa nostra“Non è un brillante esempio di privatizzazione”, afferma definendola una “mera operazione contabile finalizzata ad una riduzione artificiale del debito pubblico, debito che, peraltro, è continuato a crescere”.“Il nostro capitalismo non ha saputo cogliere le opportunità delle privatizzazioni. Non sono emersi nuovi protagonisti – dice -, anzi qualcuno degli esistenti si è perso per strada”.Romano Prodi chiede assetti delle imprese “più stabili e trasparenti”. Il premier, intervenendo alla Camera sulla vicenda Telecom, spinge per un “quadro di riferimento comune” in Europa sul tema della “contendibilità” degli assetti proprietari. “In questa prospettiva è nostro interesse che l’Unione europea definisca regole chiare in tema di liberalizzazione dei mercati, evitando che, pur in una ottica di pura reciprocità, sia il paese più chiuso ad imporre le proprie scelte”.
Il sistema delle concessioniIl presidente del Consiglio annuncia il riordino del “sistema delle concessioni” e conferma che il governo intende ribadire la “centralità di un efficace ruolo di regolazione da parte dello Stato, esaltando e valorizzando, in primo luogo, le funzioni ed il ruolo delle autorità indipendenti”.

Prodi, intervenendo alla Camera sulla vicenda Telecom, attacca quindi l’opposizione “che pretende di impartire lezioni di liberismo” dopo aver “fortemente ridimensionato”, quando era al governo, “l’azione di questi nuovi organismi”. “Il governo – dice ancora – intende restituire alle autorità la centralità prevista nel disegno originario assegnando loro funzioni, poteri e strumenti adatti per svolgere efficacemente la missione loro affidata”. “In tal senso – aggiunge Prodi – è già allo studio un disegno organico del sistema di regolazione, nonché la rivisitazione dei codici delle comunicazioni elettroniche e delle radio-tv su cui il Parlamento sarà presto chiamato a pronunciarsì, prosegue il premier sottolineando anche la volontà di ridurre le posizioni di rendita”.
“Certo è da lungo tempo noto che il debito elevato delle società sottoposte a regolamentazione è spesso uno strumento per spingere il regolatore a concedere all’azienda tariffe più elevate”. “Le privatizzazioni debbono essere sostenute da capitali appropriati, in modo da evitare che il peso del debito possa in parte ricadere sugli utenti finali”.
Il debito Telekom“E’ certo che a limitare la capacità di investire e quindi di competere sul mercato è stato certamente l’ingente indebitamento finanziario del gruppo Telecom”. E’ uno dei passaggi dell’intervento di Romano Prodi alla Camera aggiungendo che il debito è cresciuto, oltre che per l’accorciamento della catena di controllo della società, anche “per il successivo acquisto delle quote di minoranza di Tim e la successiva fusione per incorporazione in Telecom Italia”.

Operazione, aggiunge il presidente del Consiglio, su cui “non emetto giudizi, perché li ha già espressi il mercato”. Ma per fronteggiare l’indebitamento, rileva Prodi, Telecom ha dovuto ridurre la presenza internazionale dismettendo “quasi per intero le attività europee e parte di quelle sudamericane”.
Il piano e la sfida“Vorrei ancora una volta affermarlo con molta chiarezza, non ho mai espresso un giudizio di valore sul piano di riorganizzazione del gruppo Telecom. Ho solo espresso preoccupazione perché tale piano rappresenta una virata strategica di 180 gradi rispetto a quanto fortemente proposto dal gruppo non più tardi di un anno e mezzo fa”. Telecom Italia dispone delle risorse per “cogliere la sfida” e poiché è “nell’interesse del paese essere protagonista vincente all’interno del nuovo scenario competitivo, è necessario creare le condizioni” perché il gruppo possa svilupparsi. Poi aggiunge: “onde evitare che quest’affermazione venga fraintesa o addirittura strumentalizzata, che il governo non intende interferire in alcun modo con le strategie aziendali, né tanto meno dare indicazioni e porre veti sulle scelte che la società porterà avanti”. Lo Stato garante della reteAl termine del processo di riassetto industriale di Telecom “non avremo uno stato proprietario della rete ma piuttosto uno stato che garantisce l’accesso a condizioni eque e non discriminatorie. L’interesse pubblico sarà assicurato non dalla proprietà ma piuttosto da un insieme certo di regole chiare e trasparenti”.

Non è compito del governo “valutare la severità o meno del regolatore. Sarà piuttosto il Parlamento che dovrà effettuare questo tipo di verifica e, nel caso, intervenire per rimediare eventuali lacune e imperfezioni del sistema” nel quadro dell’evoluzione delle norme comunitarie. Lo scorporo di TelecomPer quel che riguarda lo scorporo della rete di Telecom sarà l’Authority per le tlc “a definire con il gruppo Telecom i contorni dell’operazione” e a fissare le regole. Lo ha detto Romano Prodi aggiungendo che “non sarà un lavoro né semplice né breve ed è per questo che tutti noi, governo e Parlamento, dovremo mettere l’Autorità nelle condizioni di lavorare bene”. L’interesse pubblico e l’importanza delle regole“Con l’inasprirsi della concorrenza sul mercato mondiale, assume particolare rilevanza il supporto che l’attività di governo può fornire a tutte le imprese che su tale mercato operano”. “Questo è il nuovo orientamento che deve assumere l’intervento pubblico nell’economia”, perché “l’interesse pubblico, come dimostra con chiarezza il caso Telecom, va però oltre la semplice determinazione delle regole” Il governo ha fatto una scelta ben precisa: quella di abbandonare “il modello della proprietà pubblica dell’impresa e di confermare l’importanza della concorrenza e delle regole”. “Questo modello supera la tradizionale dicotomia tra stato e mercato per ricercare soluzioni efficaci attraverso un’azione congiunta di strumenti diversi, di regolazione, concorrenza e politiche industriali, al fine di promuovere un sistema economico forte e competitivo”.

Senza interruzioniIl discorso del premier, dopo la sospensione della seduta, è andato avanti senza altre interruzione. L’opposizione ha ascoltato con pochi o nessun intervento durante l’informativa. Ogni volta che si è levata qualche voce di protesta, Prodi si è fermato ed ha ripreso a parlare solo quando si è fatto silenzio. Alla fine del discorso, la maggioranza ha applaudito. Il presidente Bertinotti ha quindi aperto il dibattito sulle comunicazioni del premier. Il primo a parlare, secondo gli accordi intercorsi tra i gruppi, è il segretario del Prc Franco Giordano.

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