Prodi e la Costituzione, difesa senza chiusure

18 Mag 2006

Un presidente della Repubblica che identifica nella Costituzione il fondamento dell’unità nazionale e un presidente del Consiglio che nel suo discorso programmatico fa esplicito riferimento all’urgenza di dire no al referendum. Secondo Andrea Manzella, senatore dell’Ulivo dal ’99, il quadro non potrebbe essere più confortante. “Ci si muove nel solco indicato dal centrosinistra, in difesa dei valori della nostra Carta costituzionale, senza però alcuna chiusura conservatrice. Siamo tutti consapevoli che ci sono possibili adattamenti e rettifiche necessarie. Ma la riforma proposta dalla Casa delle Libertà non è quella giusta”.Il presidente Prodi ha parlato di “aggiornamento della nostra Costituzione e di riforma della legge elettorale, attraverso la ricerca di una costruttiva e larga collaborazione fra tutte le forze politiche del Paese”. La riforma della Cdl è stata imposta a colpi di maggioranza, senza discussione, in un cammino a tappe forzate fino all’approvazione. Tutt’altro metodo…“Non solo: ho trovato molto interessante e originale, nel discorso di Prodi, il legame stretto proposto tra il progetto costituzionale europeo e la nostra Costituzione. L’unità della Costituzione come base dell’unità nazionale, come attestazione della nostra identità condivisa e della nostra civiltà. E’ un passaggio fondamentale, un richiamo ai valori universali e indivisibili della dignità della persona umana, della libertà, dell’uguaglianza, della solidarietà e della pace che sono nella Costituzione e rappresentano una sorta di Dna del Paese.

Quindi no alle distorsioni e appoggio incondizionato al referendum per dire No alla riscrittura raffazzonata e priva di coerenza che propone Berlusconi”.L’ex ministro delle Riforme, Roberto Calderoli, ha gridato alla scandalo: il governo Prodi cancellarà tutto. E la prova, secondo lui, sta nell’accorpamento dei due ministeri, quello delle Riforme, appunto e quello dei Rapporti con il Parlamento, affidati a Vannino Chiti. Che ne pensa?“Cancelleremo la riforma di Calderoli proprio come lui ha cercato di cancellare, negando di averla mai indossata, la maglietta razzista. L’accorpamento dei due ministeri è invece il segno di una coerenza che riporta il progetto di riforma costituzionale nella sua sede, cioè nel Parlamento, nel senso della più ampia collaborazione, di un’idea di riforma condivisa e non strappata a suon di ricatti da questo o quel partito”.Il fronte del Sì si sta muovendo. I sostenitori della riforma sembrano agguerriti. Il 25 e il 26 giugno ci sarà battaglia: questo referendum non prevede il quorum. Vincerà chi otterrà la maggioranza.“Per forza sono agguerriti, i patti che hanno stretto tra di loro salteranno con il referendum. Non è un caso che lo stesso Berlusconi abbia detto qualche giorno fa che il referendum sarà la prova del nove, la cartina di tornasole degli italiani e di quello che vogliono. Ma siamo molto determinati anche noi che sosteniamo il No. Tra il 31 maggio e il 2 giugno, due date simboliche per la nostra Repubblica, sono impegnato in sette incontri in diverse città.

E’ importante il lavoro continuo e rigoroso che sta facendo il Comitato per il No alreferendum; è giusto che ci sia una grande mobilitazione della società civile: ha ragione Scalfaro, la costituzione è di tutti gli italiani. Però non si può certo dire che i politici abbiano trascurato il tema. L’ultima testimonianza arriva proprio dai discorsi di Napolitano e Prodi”.
testo raccolto da Olga Piscitelli

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