Quando c’era Silvio

23 Feb 2006

QUANDO i nostri figli e nipoti, tra molti anni, ci chiederanno che cosa successe in questi anni e come mai in Italia Silvio Berlusconi dominò la scena tra innamoramenti e rancori, si potranno consigliare centinaia di libri, canzoni, barzellette, atti giudiziari, ma finora pochissimi film. Strano, no?Otto mesi fa, quando con Beppe Cremagnani e Ruben H. Oliva, abbiamo cominciato a pensare al progetto, ci sembrò che alcune ragioni fossero evidenti: il tema era molto, molto scomodo e né la televisione, né i grandi produttori, né la grande distribuzione aveva voglia di scottarsi le mani.In queste situazioni, uno può lamentarsi del mercato cinico e baro o vestirsi da martire. Ma per fortuna, qualcuno nel frattempo aveva inventato i DVD e da molto tempo esistevano le edicole, le librerie Feltrinelli e il settimanale Diario. Così abbiamo cominciato a girare, a raccogliere materiali, a intervistare, e Carlo Boccadoro ad abbozzare musica. E abbiamo scoperto che, malgrado Berlusconi sia pervasivamente presente nella nostra vita da almeno dodici anni, tante cose di lui non si sanno, o perlomeno non si sono mai viste. Certo, tutti noi abbiamo ricevuto cinque anni fa il rotocalco che racconta la sua vita, Una storia italiana, ma forse quella non è l’unica verità da consegnare alla storia.Abbiamo intitolato il film Quando c’era Silvio – storia del periodo berlusconiano. Abbiamo messo tutto al passato remoto – per toglierci dal quotidiano, dall’ultima gaffe, dall’ultima gag o dall’ultimo miracolo annunciato -, abbiamo scelto una voce che narrasse la storia come se fosse una favola (anche se poi ci siamo accorti che anche le favole possono fare paura.

Occhio ai bambini impressionabili!).Vedrete un formidabile imprenditore che fece credere a tutti di essere ricchissimo; il suo mausoleo destinato ad essere eterno come quello del Faraone; miracolosi zecchini d’oro promessi a tutti, ma infine che vanno tutti nel suo forziere; capelli che ricrescono, stature che aumentano, il parlamento italiano che canta in coro le lodi del padrone e quello europeo che si alza in piedi per gridare «buuh!!!». E poi ci sono i Cattivi, raccontati in 1800 pagine di sentenza che condanna per mafia il senatore Marcello Dell’Utri: una storia parallela e oscura, talmente sconosciuta che sembra uscita dalle segrete del castello dei maghi tenebrosi di Harry Potter. Infine, la preveggenza di Collodi, uno che di bambini se ne intendeva e di Berlusconi aveva già fatto il ritratto, centocinquanta anni fa. Ma sì! Eccolo qui, era l’Omino di Burro, il delizioso impresario dal sorriso perenne che prometteva il Paese dei Balocchi e poi trasformava i ragazzi entusiasti in tanti ciuchini.Il film esce il primo marzo in 200.000 copie. Servirà al centrosinistra? O sarà un boomerang? Sarà denunciato? Il berlusconiano perplesso lo vedrà? E se sì, come ne sarà condizionato? E’ un Michael Moore all’amatriciana? Che effetto farà vederlo dopo il 10 aprile? Beh, non resta che vederlo. Con una certezza per lo spettatore: la storia è talmente enorme che era difficile farla diventare noiosa. E questo, alla fine, è l’unica cosa di cui mi sento di farmi garante: vale il biglietto, non vi annoierete.

E inviterete a vederlo il vostro vicino di casa.

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