Fassino: progetti, non sogni per rilanciare l’Italia

03 Dic 2005

“Vogliamo restituire all’Italia un domani per un futuro”: è con quest’auspicio che il segretario dei Ds Piero Fassino conclude a Firenze la conferenza programmatica del partito. “Ce lo ha ricordato ieri Pininfarina e Gros Pietro, lo ha detto già il capo dello Stato che l’Italia non è solo un bel Paese, ma un grande Paese che ha in sè le risorse per farcela. Ma per farcela ha bisogno di un progetto, di un soggetto politico per vincere le sfide”.
Piero Fassino nel suo discorso conclusivo ha inviato “un saluto affettuoso” a Adriano Sofri, che avrebbe dovuto intervenire nella prima giornata di lavori della Conferenza, “sperando che presto possa lasciare il letto della sua malattia, e possa tornare al lavoro e a tutti noi”.
“Dal discorso di Prodi abbiamo avuto la riprova – dice Fassino – di come il lavoro, che insieme agli alleati abbiamo sviluppato per presentarci con un programma ricco e di governo, è stato fruttuoso. Credo di poter dire che mai ci siamo avvicinati così pronti e con un’intensità di programmazione forte e capace di parlare al paese”. “In questi tre giorni – ha aggiunto – l’obiettivo lo abbiamo centrato: volevamo contribuire con le nostre idee ad un programma che vogliamo scrivere insieme ai nostri alleati”.
“Vogliamo un’Italia che tra cinque anni non sia più descritta dall’Economist come un paese alla deriva. E per farlo abbiamo indicato le nostre proposte, riassumibili in queste parole: crescita, diritti, opportunità. Coesione e competizione non sono alternative.

Le società più istruite sono quelle più competitive: abbiamo tutti il telefonino e quasi tutti una stessa marca perché la Finlandia spende per la ricerca il 3% e noi lo 0,5%. Senza coesione la competizione è solo la legge della giungla, ma senza competizione è mortificazione del talento e allora la domanda non è se ma come possiamo permetterci il welfare”. E quindi: “Cambieremo dalla legge 30 tutto ciò che crea precarietà e non flessibilità” ha promesso Fassino, osservando che però “Battersi contro la flessibilità è come quando gli indiani si battevano contro l’arrivo dei treni con le frecce. La flessibilità fa parte della società di oggi, ma noi dobbiamo batterci contro la precarietà”.
“L’Italia non è solo un bel paese, ma un grande paese che ha in sè le risorse per farcela. Ma per farcela ha bisogno di un progetto, di un soggetto politico per vincere le sfide. Noi vogliamo unire lavoro, impresa, cultura, ieri ha detto bene D’Alema. Questa mattina su un grande quotidiano c’è un editoriale dedicato alla nostra conferenza in cui ci si rimprovera di non avere un sogno. Ma un sogno dura una notte e noi proponiamo una sfida che è una cosa più grande e più importante, contro la emarginazione internazionale del paese, contro la povertà. Vogliamo restituire all’Italia un domani per un futuro”.
“Una delle espressioni più volgari che sento dal Presidente del Consiglio è quando dice: ‘non abbiamo messo le mani nelle tasche degli italiani’.

Questo significa che il premier pensa che il fisco sia una rapina, quando invece in tutte le società civili serve per finanziare sanità, scuole, università, infrastrutture”. E poi aggiunge: “non è tanto vero quello che Berlusconi dice perché le mani nelle tasche delle italiani le hanno messe”.
Sulla questione della Tav secondo Fassino è necessario “che si costituisca una cabina di regia che coinvolga i sindaci dei comuni della Val di Susa, in modo che le popolazioni della zona abbiano, attraverso i loro rappresentati, la possibilità di essere parte di tutte le questioni di questo progetto”. Lo scopo della cabina di regia è quello di “fare in modo che le preoccupazioni, le ansie, i dubbi delle popolazioni della vallata possano essere raccolti e trovare risposte rassicuranti. L’Italia deve stare nelle grandi reti di comunicazione transeuropee. Ma al tempo stesso – ha detto – bisogna che coloro che vivono in quel territorio e che pongono problemi di sicurezza e di certezza abbiano delle risposte”.
“Come vedete le idee le abbiamo ma per dare corpo ad un progetto abbiamo bisogno di un soggetto. Serve una grande unità e l’abbiamo costruita con l’Unione. Ma l’unità di dieci forze politiche, può bastare a vincere ma non a governare. Serve una guida riformista che dia solidità all’alleanza e coesione. E questo è l’Ulivo, lo strumento di costruzione di un soggetto democratico e riformista”.
“E’ un progetto possibile, questa mattina Salvi e Mussi hanno espresso i loro dubbi e continueremo a discutere.

Ma io, Bersani e altri abbiamo trovato all’incontro programmatico con i Dl un ampio campo di analisi ed esperienze comuni. E trovo utile la chiarezza con cui Franceschini ha affrontato la questione della laicità, che mostra come anche su questo tema possiamo trovare un approccio comune”.
“Comunque dopo questi tre giorni il progetto è più avanti. E’ per questo disegno che siamo in campo. Siamo la principale forza del centrosinistra e questo ci carica di maggiori responsabilità. Si può ben dire che se abbiamo visto crescere il nostro consenso e il nostro ruolo è perché in questi anni siamo apparsi come la forza politica più conseguentemente unitaria”.

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