Costituzione: il referendum dei cittadini

25 Nov 2005

La mattina alle nove davanti al Palazzaccio tira un’aria gelida mista a pioggerellina quando arriva l’auto con il presidente Scalfaro. C’è una strana folla di gente ad aspettarlo, infreddolita ma serena: politici e sindacalisti, rappresentanti di associazioni grandi e piccole, singoli cittadini. Per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana si deposita la richiesta di raccolta di firme popolari per contrastare con referendum una legge costituzionale. E’ un’occasione solenne e solitaria, nessuna Tv, nessun giornalista, e forse anche questo era il suo fascino, quando mercoledì mattina siamo entrati dal portone principale del sacro tempio della Cassazione.
Claudio, il fotografo dell’Ansa, mi chiede quali siano i personaggi importanti. Tutti, dico. E così continua a fotografare il Presidente, con la sua sciarpa azzurra. (E’ sua la foto publicata nella home page del sito, per gentile concessione dell’Ansa).
Quanti siamo, i documenti sono davvero tutti a posto, quanto tempo ci vuole, ci sono tutti i rappresentanti delle forze politiche d’opposizione, ci siamo scordati qualcuno, e ora cosa accade…Non siamo sicuri di niente, solo siamo forti della richiesta che ci è arrivata da tanta gente: vogliamo partecipare a salvare la Costituzione.
Sembra una cerimonia da vecchi, antica, affonda le radici nelle nostre radici. Ci diranno che siamo conservatori, il che è diventato un termine così negativo da sfiorare l’insulto.

Le volte maestose e le colonne immense di marmi e lucernari ti ricordano che questo è lo Stato. Siamo nel cuore delle istituzioni. Forse non ci saremmo mai venuti se non fosse per questa riforma di Calderoli. Scalfaro rincuora la truppa un po’ cialtrona. Arrivano gli ex presidenti della Corte Costituzionale: Leopoldo Elia (in ritardo, ma pare che sia un’abitudine) e Mauro Ferri (“Si ricorda di me? Erano tempi durissimi…” “peggio adesso, presidente”), Rosy Bindi e Maurizio Chiocchetti (il mitico organizzatore diessino delle Primarie), Nerozzi e Maria Troffa della Cgil, gli esperti costituzionalisti che si adoperano sul quesito e attenti a non sbagliare…C’è la mascotte, Mattia Stella, dei “Giovani per la Costituzione”.
Da mesi ormai lavoriamo insieme, noi di Libertà e Giustizia, con Astrid e i Comitati Dossetti nel coordinamento nazionale Salviamo la Costituzione. Ma c’è anche chi viene oggi per la prima volta. C’è Giulio Spallone: “Non ci avevo più messo piede in questo palazzo” comincia “ da quando fui processato dal Tribunale speciale. Avevo vent’anni e mi condannarono a diciassette. Vorrei rivedere l’aula, ma non so dove sia…Ricordo quel giorno come fosse oggi. C’era l’avvocato Mario Ferrara che difendeva Pietro Amendola. E finì la sua arringa citando a memoria la morte di Socrate raccontata da Platone: è giunta l’ora di andare, io a morire e voi a vivere, e quale sia la sorte migliore è ignoto a tutti tranne che al Dio.

E il presidente del tribunale, Tringali Casanova si infuriò moltissimo. Io invece ero difeso da Federico Comandini. Erano amici, si battevano per noi”.
Penso davvero che è meglio che nessuno ci senta o ci veda: siamo come dei clandestini della storia, oggi chiunque ricordi l’antifascismo rischia l’ostracismo politico. Ma ecco che Francesco Baicchi, di Pistoia mi dice: “Io oggi sono qui perché io sono nato a Parigi, i miei erano fuorusciti, tornammo solo dopo la guerra. Mio padre era attivo nella Resistenza francese…” Anche Paola Patuelli di Ravenna ha fatto il viaggio fino alla Cassazione perché i suoi genitori rischiarono la vita e amarono la Carta. E io, mi chiedo, perché sono qui…lo so, lo so benissimo, per allora ma anche perché sono convinta che questa riforma sia un grande tradimento della nostra Italia, è un’offesa alle istituzioni, è una nuova Costituzione che non potrà mantenere le firme dei padri costituenti, che promette stabilità ma porterà il caos. E’ quello che di meno moderno e funzionale una mente umana potesse concepire. Cerco di tenere per me questi pensieri, controlliamo documenti, carte di identità, certificati e via dicendo.
So che comincia una nuova avventura, che non sarà facile tenerci tutti insieme , in questa alleanza fra tutti, assolutamente tutti. Quando spiego questa peculiarità non tutti i leader gioiscono. L’essere dalla stessa parte dovrebbe essere una cosa bella, eppure ci sono riserve. Le vinceremo. Dobbiamo trovare i soldi, la sede i manifesti, dobbiamo non dividerci, la posta in gioco è troppo alta, speriamo di riuscire a spiegarlo a tutti.

Il referendum più importante della nostra storia. Ci saranno la richiesta dei deputati e senatori, ci saranno le Regioni. Perché, allora, anche noi? Perché ce lo chiedono tanti, tantissimi italiani. Non solo in nome dei loro più sacri ricordi, ma perché sentono la truffa dietro a questa riforma. Vedono un Paese sempre più sgretolato. Cercano di mettere insieme i tasselli del mosaico che dovrebbe comporre un disegno istituzionale qualsiasi, ma quei tasselli rifiutano di incastrarsi, non creano uno Stato, anzi lo distruggono. E nelle rovine vince sempre il più forte, il più ricco.
Le nostre firme, una dopo l’altra…il momento solenne è finito, ce ne andiamo alla spicciolata giù per lo scalone, il Palazzaccio alle nostre spalle, ci rivedremo con le firme raccolte, quante, non lo so. Non potevamo non esserci, noi che c’eravamo.

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