Primarie: una proposta

25 Ott 2005

Molti sono i sentimenti che si agitano in questo “dopo primarie”: una vera e propria febbre da primarie ha preso il popolo dell’Ulivo e dintorni dopo la straordinaria domenica di ottobre passata in fila nei seggi improvvisati, a fotocopiare moduli, servire il caffè, aspettare i risultati e poi gioire insieme…Una febbre che contagia anche le forze politiche, forse non tutte con identiche motivazioni. Ma poiché l’istituto delle primarie ancora non conosce regole fisse e questa alle nostre spalle è certamente un’occasione da non perdere conviene approfondire il dibattito su come procedere. Tanto più che ci aspettano alcune scadenze immediate, come la non secondaria scelta del candidato sindaco di Milano.
Credo che la discussione finora svoltasi permette di riassumere alcuni punti che potrebbero essere quelli da cui procedere nel futuro. Si tratta infatti di conciliare esigenze di fattibilità e trasparenza: servono candidati il più possibile unitari e con forti possibilità di vittoria ma che non siano esclusivamente frutto di una scelta compiuta al chiuso da tre o quattro protagonisti politici.
I cittadini hanno apprezzato lo strumento delle primarie come strumento di partecipazione e decisione. Nel voto per Prodi, come si è visto, c’erano insieme il voto contro Berlusconi e il suo governo e il messaggio agli alleati a stare uniti per vincere. Questo elettorato è pronto a sottoporsi a nuove consultazioni purché esse siano ben preparate, trasparenti e non portino a divisioni e contrasti difficili da sanare e forieri di controproducente dispersione di voti: consultazioni per i candidati sindaci, presidenti di Regione e parlamentari.
I partiti sanno che il precedente pesa: mostrano infatti un certo imbarazzo ad esempio all’eventualità di decidere il famoso “listone” bloccato (sempre che la legge elettorale sia approvata) in una dorata solitudine.

Vogliono poter decidere ma sentono la necessità di una conferma ampia e in un certo senso solenne.
Sui giornali si discutono il caso Milano e il caso Sicilia. A noi sembra necessario che quelli che possono essere ottimi (o buoni) candidati unitari non siano mandati allo sbaraglio, senza una “indicazione” che già li identifichi come “unitari” e in qualche modo funga da protezione da cordate di partito o comunque da interessi particolari non trasparenti, o da candidati alternativi forti di un particolare potere personale che non sia il prestigio acquisito con la propria vita.
Ecco dunque una nostra proposta, che ovviamente necessita di ulteriori messe a punto. Essa è fatta soltanto di alcuni criteri generali.
1) I leader politici del centro sinistra scelgano i candidati che a loro avviso hanno possibilità di successo e poi capacità di governo della cosa pubblica. Capacità di convincere l’elettore, onestà e competenza sono punti fermo nella scelta. Essi sottopongano subito dopo o contemporaneamente l’indicazione emersa a una rappresentanza di forze sociali e intellettuali che localmente siano indicative della società in cui operano. L’indicazione del candidato unitario rimane così affidata alle forze politiche ma non esclusivamente: da subito essa subisce un primo “esame”, una condivisione con personaggi garanti di cui sarà reso pubblico il nome.
2) Una volta compiuto questo tragitto, che si completa ovviamente con l’accettazione da parte del candidato, si passa alle primarie.

Esse servono soprattutto a questo punto a giudicare il grado di apprezzamento per l’indicazione compiuta, a rafforzare il candidato unitario, a giudicare anche la rappresentatività di altri eventuali partecipanti. Ha detto recentemente Rita Borsellino a cui è stato chiesto di candidarsi alla presidenza della Regione Sicilia: “Accetterei di correre alle primarie solo se fossero confermative”. Una richiesta assolutamente ragionevole, a mio avviso e che presuppone quella verifica iniziale affidata a partiti ma non solo.
3) Una possibilità aggiuntiva è quella proposta nel dibattito di Libertà e Giustizia a Roma da Paola Gaiotti: il listone o la candidatura siano “firmati” o controfirmati da garanti non candidati.
Attorno a queste idee che cercano soprattutto di raccogliere le speranze e le indicazioni emerse dal grande successo delle primarie per Prodi si può lavorare, approfondire, migliorare. Vogliono essere soltanto un contributo a non perdere l’occasione che è emersa prepotentemente sulla scena della politica italiana e che cerca di esaltare il ruolo istituzionale dei partiti assieme a quello moderno e insostituibile del cittadino che vuole partecipare e la cui disponibilità è un patrimonio senza fine.

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