Riforme, secondo sì della Camera

20 Ott 2005

Redazione

Ore 13:58, la Camera approva la nuova Costituzione voluta dalla Casa delle Libertà. In poco più di cinque ore sono stati votati 55 articoli. I sì sono stati 317 e i no 234. Cinque gli astenuti. La maggioranza richiesta era di 307. Il testo di riforma, già approvato in prima lettura da Camera e Senato, modifica la seconda parte della nostra carta costituzionale. La maggioranza ha votato pressoché compatta a favore del provvedimento che introduce tra l’altro la devolution – con il passaggio alle regioni delle competenze esclusive su scuola, sanità e polizia amministrativa locale – e nuovi poteri per il presidente del consiglio, trasformando così la forma di governo in un premierato di fatto. Solo il segretario dimissionario dell’Udc, Marco Follini e il suo collega di partito, Bruno Tabacci si sono astenuti: “La Costituzione in maniera così profonda si cambia solo con l’assemblea costituente”.Il centrosinistra ha votato contro, rinviando la battaglia al referendum confermativo che potrà essere chiesto solo alla fine dell’iter parlamentare. Prima, occorre un nuovo passaggio al Senato. Ma siccome non sarà possibile raggiungere una maggioranza favorevole pari ai due terzi del Parlamento, l’entrata in vigore della legge sarà subordinata alla vittoria dei sì nella consultazione popolare che l’Unione ha già detto di voler indire. Duro l’intervento di Romano Prodi che, prima che iniziassero le votazioni, ha parlato ai deputati di centrosinistra, accusando la maggioranza di correre verso il baratro della devolution.

Immediata la replica di Silvio Berlusconi: “I toni che ho visto usati stamattina dal signor Prodi – ha detto il premier che si è presentato a Montecitorio per essere presente in aula al momento del voto – non sono da dialettica politica ma da guerra civile”. Ma Prodi, a stretto giro di agenzia, lo ha sfidato a rileggere le sue dichiarazioni e a indicare dove esattamente abbia usato toni guerreschi.

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