Quale laicità per l’Italia

24 Giu 2005

Redazione

Al centro delle discussioni dei politici, ma anche nelle considerazioni dei religiosi. La laicità dello Stato è finita tra le priorità dei colloqui tra il Papa e il presidente della Repubblica. Benedetto XVI, in visita al Quirinale ha riconosciuto l’importanza di questo principio: “è legittima una sana laicità dello Stato”, ha detto il pontefice, senza però “escludere quei riferimenti etici che trovano il loro fondamento ultimo nella religione”. Ciampi invece ne ha fatto una difesa “con orgoglio”.
All’analisi dei rapporti tra Stato e Chiesa nel nostro Paese alla luce del ritorno della religione sulla scena pubblica è dedicato l’incontro dal titolo Quale laicità per l’Italia? promosso da Libertà e Giustizia di Roma. Lunedì 27 giugno, alle 18, nella Sala Margana di Piazza Margana 41, ne discutono Mario Pirani, editorialista de “La Repubblica” e Pietro Scoppola, professore ordinario di Storia Contamporanea alla Sapienza di Roma.

Due discorsi pieni di affinità quelli del capo dello Stato e del Pontefice, con il primo che richiama la cultura cristiana medievale e la missione civilizzatrice del cristianesimo intrecciata con l’umanesimo e il secondo che assicura che la “Chiesa intende oggi proseguire il suo cammino, senza mire di potere e senza chiedere privilegi o posizioni di vantaggio sociale o economico”. Ma anche due discorsi nei quali riecheggiano temi, posizioni e critiche che hanno diviso il Paese fino a due settimane fa in occasione del referendum sulla procreazione assistita: il presidente che ha difeso fino all’ultimo giorno il diritto-dovere di andare a votare e che oggi sottolinea che Stato e religione devono restare separati e il Papa che ha lanciato la Chiesa nella campagna di astensione poi risultata vincente e che non rinuncia a ribadire la sua funzione di guida morale ed educativa.

Dopo aver affermato con orgoglio, ai suoi ospiti stranieri, la presenza a Roma dello Stato della Città del Vaticano, Ciampi esordice così: “Con lo stesso orgoglio affermo, come presidente della Repubblica e come cittadino, la laicità della Repubblica italiana”. Ricorda il testo della Costituzione italiana che “all’articolo 7 recita: lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi”. Poi cita il testo del Concordato e conclude: “La necessaria distinzione fra il credo religioso di ciascuno e la vita della comunità civile regolata dalle leggi della Repubblica, ha consolidato nei decenni, una profonda concordia fra Chiesa e Stato”. E’ di reciproca utilità, sottolinea, delimitare, fra Chiesta e Stato, “i rispettivi ambiti”. Al Pontefice Ciampi dice che a unire Italia e Santa Sede è la condivisione di valori fondamentali, quali “il rispetto della dignità e dei diritti di ogni essere umano, la famiglia, la solidarietà, la pace”. Infine, sul tema delle radici cristiane europee, Ciampi afferma: “L’unità dell’Europa non è una utopia, non è un accidente della storia. L’Italia sa di avere profonde radici cristiane, intrecciate con quelle umanistiche” e che questo patrimonio “è un elemento unificante dell’identità europea”. Grazie per “l’accoglienza calorosa” che il popolo italiano “mi ha riservato fin dal primo giorno del mio servizio pastorale”, sono invece le prime parole del discorso di Benedetto XVI che ringrazia anche il presidente Ciampi per la visita “cordialissima” del 3 maggio.

Il Papa ritiene “legittima una sana laicità dello Stato”, tuttavia rivendica alla Chiesa il diritto-dovere di esortare il popolo italiano a restare fedele alle proprie radici cristiane, che ispirano i valori etici e la cultura nei quali si riconosce il Paese e che sarebbe “gravemente dannoso” cancellare. “Le realtà temporali – dice – si reggono secondo le norme loro proprie, senza tuttavia escludere quei riferimenti etici che trovano il loro fondamento ultimo nella religione”. Da parte sua, dunque, “la Chiesa desidera mantenere e promuovere un cordiale spirito di collaborazione e di intesa a servizio della crescita spirituale e morale del Paese, a cui è legata da vincoli particolarissimi, che sarebbe gravemente dannoso, non solo per essa, ma anche per l”Italia, tentare di indebolire e spezzare”. Qundi il Papa ribadisce la linea del referendum, simbolo delle “non poche preoccupazioni” della Chiesa: “Intendo alludere al problema della tutela della famiglia fondata sul matrimonio, quale è riconosciuta anche nella Costituzione italiana, al problema della difesa della vita umana dal suo concepimento fino al suo termine naturale e infine al problema dell”educazione e conseguentemente della scuola, palestra indispensabile per la formazione delle nuove generazioni”.

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