Gli italiani e il futuro dell’economia

07 Giu 2005

Un Paese scosso da una profonda crisi strutturale per uscire dalla quale serve una svolta politico- culturale.E’ questo il quadro che emerge da un sondaggio di Coesis research dal titolo Gli italiani e il futuro dell’economia. Quattro domande poste a un campione rappresentativo di italiani (1001 casi, intervistati telefonicamente con metodologia CATI). Le domande in questione sono simili nella formulazione a quelle tradizionalmente impiegate nelle ricerche che portano alla misurazione dell’Indice di Fiducia dei Consumatori.

Il risultato non è dei più rosei. Particolarmente pessimisti sul futuro a medio-lungo termine, i giovani e i residenti nel Nord-Est, ossia rispettivamente le future classi dirigenti e l’area nazionale economicamente più dinamica. “Proprio qui sta il segnale di preoccupazione – spiegano Alessandro Amadori e Paolo Pizzalunga che hanno condotto la ricerca – uno degli aspetti più evidenti della malattia italiana sta nel fatto che i giovani sono più pessimisti degli anziani, i più ricchi sono maggiormente sfiduciati dei più poveri. Sembra l’immagine di un Paese che ha paura del futuro, che tende a vivere alla giornata senza una prospettiva di più ampio respiro”.
La conclusione è piuttosto amara: “Quattro anni dopo la firma in pubblico a “Porta a Porta” del contratto con gli italiani da parte di Silvio Berlusconi, quello che resta del promesso nuovo miracolo italiano è un Paese spaventato e depresso, che si sente in condizioni economico-finanziarie personali, familiari e nazionali peggiori rispetto ad un anno fa, con prospettive sia di breve che di medio-lungo periodo che non paiono entusiasmanti”.

Che fare?
“Posta di fronte all’effettività della “malattia italiana”, la politica italiana ha due possibilità: rifugiarsi nel meccanismo di auto-inganno consistente nella creazione di un facile capro espiatorio (“lo stramaledetto Euro”), oppure prendere consapevolezza della necessità di un salto culturale, di un recupero di responsabilità, di un ritorno alla progettualità prospettica e all’esame di realtà, che sono le uniche medicine con cui si può cercare di curare il malato-Italia”.
Vedi i risultati della ricerca

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