Il Cavaliere ordina: votate il Salvatutti

03 Mag 2005

“Più che un blitz, un colpo di mano: il decreto sulla competitività riguardava altro, hanno aggiunto pezzi che intervengono sul processo civile, su quello di cassazione, sulle procedure concorsuali, sulla bancarotta”. Cladio Castelli, segretario di Magistratura democratica spiega così il maxi emendamento inserito a sorpresa dalla Commissione Bilancio del Senato nel decreto sulla competitività. “Quell’emendamento – spiega ancora Castelli – contiene la delega al Governo sia per la riforma organica della disciplina delle procedure concorsuali, sia per estendere a tutte le controversie civili il nuovo rito societario e quei principi contenuti nel disegno di legge delega per la riforma del codice di procedura civile che è già stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 24 ottobre 2003, ma che fino a oggi non è mai stato assegnato alle commissioni Giustizia del Parlamento”.
Per il reato di bancarotta che succede?
“Per alcuni tipi di bancarotta fraudolenta la pena massima viene ridotta da 10 a 4 anni di reclusione con la conseguenza che il termine massimo di prescrizione scenderebbe da 22 anni e mezzo e 7 anni e mezzo. Preoccupa soprattutto il fatto che il massimo della pena viene minacciato per l’imprenditore individuale e mai per il manager di società che secondo questo emendamento maneggia soldi che non gli appartengono. Un colpo di spugna: travolge larga parte dei processi penali per bancarotta fraudolenta.

E’ un segno emblematico del rapporto esistente per molti tra “competitività” e bancarotta”.
La bancarotta, di fatto, è depenalizzata…
“Il rischio di prescrizione è altissimo, anche perché questo tipo di reati ha bisogno di tempi lunghi per gli accertamenti. Ma il caso delle bancarotte è solo uno degli aspetti, nemmeno il più rilevante. Colpisce e fa notizia perché vengono subito alla mente le vicende Cirio e Parmalat: quei fallimenti risalgono al 2003 ma non è ancora cominciata l’udienza preliminare che avvia il processo. Questo maxi-emendamento non ha nulla a che vedere nemmeno con tutta la discussione sulla riforma del diritto fallimentare che era stata affidata e proprio da questo ministro della Giustizia a una commissione ad hoc”.
Ci spieghi.
“Il decreto sulla competitività è solo il pretesto per amnistie mascherate e soprattutto per stravolgere il processo civile. Il tutto in barba al Parlamento che viene espropriato di una discussione più che auspicabile, necessaria. Questo maxi-emendamento butta nel cestino, senza peraltro tener conto alcuno di elaborazioni e discussioni, disegni di legge precedenti a volte già ampiamente discussi dentro e fuori dal Parlamento. Viene posto nel nulla il testo sulla riforma urgente del processo civile presentato a dicembre del 2001 al Consiglio dei Ministri e, dopo l’unificazione con altre proposte, approvato all’unanimità dalla Commissione Giustizia della Camera a luglio del 2003.


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