Il giorno della crisi

18 Apr 2005

Comincia con la messa in Vaticano ”pro eligendo pontefice”, l’ultimo rito pubblico prima dell’inizio del conclave, la giornata di Marco Follini, che sarà più tardi protagonista di ore cruciali per la sorte del governo. Il segretario dell’Udc partecipa a San Pietro, insieme al presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, alla funzione officiata dal cardinale Joseph Ratzinger. Tra gli altri esponenti politici, ci sono il leader dell’Udeur Clemente Mastella e il presidente della commissione Esteri della Camera Gustavo Selva. Il rito politico, invece, doveva cominciare ufficialmente alle 16, quando era previsto che il segretario generale del Quirinale accompagnasse Silvio Berlusconi nello studio di Carlo Azeglio Ciampi. Ma il tutto è stato rallentato. Il capo dello Stato che ha ricevuto le dimissioni di tre ministri e nove sottosegretari, assieme al ritiro di due componenti dalla maggioranza, potrebbe invitare il premier a valutare a sua volta la possibilità di dimettersi. La decisione del Cavaliere anticipata dalle dichiarazioni è però quella di rifiutare.
Ora, a conclusione del vertice della Cdl convocato a Palazzo Grazioli, l’operazione di ricucire lo strappo all’interno del governo, in vista di un governo-bis sembrerebbe riuscita: Berlusconi potrebbe a questo punto accettare di rimettere in mandato. Lo annuncia, poco dopo le 16, Rocco Buttiglione: “Credo si vada verso un Berlusconi-bis, sulle linee indicate dal documento della nostra direzione. Nella Cdl c’è accordo nelle linee fondamentali, sul programma e sulla ricomposizione dei rapporti.

Presto avrete buone notizie”, anticipa il presidente dell’Udc. La conferma arriva poi da una lettera inviata da Follini a Silvio Berlusconi. “Poniamo un forte e trasparente problema politico che richiede un doveroso percorso istituzionale, ma che non contiene alcuna insidia né ambiguità”.
Nel corso della mattinata e del primo pomeriggio il lavoro è stato frenetico.
Per primi, vengono ricevuti a Palazzo Grazioli, residenza romana del Presidente del Consiglio, il sottosegretrario alla Presidenza Gianni Letta, il ministro degli Esteri Gianfranco Fini e il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu.
Quest’ultimo è pessimista: “è una crisi un pò strana che rischia di complicarsi se non prevarranno buon senso, buona fede e buona volontà”. Da tutta Forza Italia è partito l’appello alla Cdl per ritrovare slancio e coesione. Brusco il ministro per le Riforme, Roberto Calderoli: “Berlusconi la legittimazione l’ha avuta dal popolo, solo il popolo può togliergliela e non i riti del Palazzo”. Il no di Berlusconi a Ciampi aprirebbe uno scenario del tutto nuovo, con due possibili esiti: un conflitto istituzionale, oppure il rinvio alle Camere del Presidente per verificare se effettivamente esiste ancora una maggioranza che sostiene il premier. Se oggi le cose andranno come tutto farebbe ritenere prevedibile, Ciampi dovrà avviare le consultazioni. I primi incontri potrebbero esserci a partire da martedì pomeriggio o mercoledì. Ma la situazione è in continua evoluzione e nulla esclude che si possa assistere anche a un braccio di ferro istituzionale.
Intanto, intorno alle 13, anche Follini raggiunge palazzo Grazioli, per un faccia a faccia che si annuncia piuttosto teso.

Due ore di colloquio prima di dirigersi alla Camera, da Casini, senza rilasciare dichiarazioni. Anche Letta lascia la residenza di Berlusconi alle 15, poco prima dell’ingresso di Roberto Calderoli. Alle 15.30 è convocato un vertice della Cdl. La situazione sembra stemperarsi verso la crisi e dunque verso un Berlusconi-bis. Ma dalla Camera, Luciano Violante, capogruppo dei Ds a Montecitorio, reclama a gran voce chiarezza. “Il Paese non può attendere oltre – dice rivolgendosi al presidente Casini – ritengo sicuramente prioritario che il Presidente del Consiglio venga qui in aula prima di affrontare altri temi”.
Alle 16.04 l’annuncio di Buttiglione: “C’è accordo per il Berluconi bis”.
Ora Berlusconi è atteso al Quirinale dove salirà per rassegnare il proprio mandato e ottenere immediatamente il reincarico per una crisi pilotata. Il presidente del Consiglio potrebbe andare da Ciampi con la proposta di un nuovo esecutivo e con le garanzie di fiducia da parte dei partiti della maggioranza, compresa l’Udc. Però, secondo quanto riferiscono fonti di Forza Italia la soluzione al momento non contemplerebbe l’ingresso di Marco Follini quale vicepremier. Secondo questo schema Mario Baccini diventerebbe “capo-delegazione” dell’Udc. Ai centristi potrebbe essere destinato il ministero del Mezzogiorno.
Infine, con una nota, il leader di An, Gianfranco Fini conferma: “Oggi, dopo il colloquio tra il presidente e Marco Follini, il suo ribadito impegno per un nuovo governo Berlusconi e le conseguenti decisioni di Berlusconi di rassegnare correttamente le dimissioni nelle mani del capo dello Stato, sono convinto che sia possibile in tempi brevissimi rilanciare il centrodestra”.

Gli unici che prendono le distanze dall’ottimismo della Cdl sono i leghisti. Calderoli non è sicuro che l’accordo sia raggiunto, “la disponibilità dell’Udc va ancora verficata nei fatti”; Bossi invece tuona: “vogliono far fuori il premier per far fallire le riforme”.

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