Costituzione, una promessa mantenuta

02 Mar 2005

ROMA – E’ balzata al primo posto nell’agenda politica italiana. La riforma della Costituzione diventa finalmente priorità e a Roma, davanti a Palazzo Madama, per il presidio organizzato dal Coordinamento dei comitati per il No nel referendum sulla Carta, sfilano i senatori dell’Unione che informano i manifestanti sull’andamento dei lavori. In prima linea, come sempre, la società civile, le associazioni come Libertà e Giustizia, Astrid, i Comitati Dossetti, ma anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil e quanti da un anno riempiono teatri e piazze per denunciare lo scempio della Costituzione. Una riforma “odiosa” per tutti, per Willer Bordon, capogruppo dei senatori Dl, una “vera controriforma che colpisce al cuore la Repubblica e demolisce i principi dell’ordinamento democratico”. Sul palco di corsia Agonale, la viuzza che collega piazza Navona al Senato, si alternano al microfono politici e rappresentanti della società civile. Sandra Bonsanti fa gli onori di casa, in una staffetta che parte dall’accorato intervento di Raimondo Ricci, vicepresidente dell’Anpi, tra i pochi sopravvissuti del campo di sterminio di Mathausen, a “Pancho” Pardi dei Laboratori per la democrazia, ai senatori diessini Angius, Passigli, Bassanini,Vitali e Salvi, Roberto Zaccaria. Ci sono anche Dalla Chiesa per la Margherita, Boco, De Zulueta e Zancan per i Verdi. Il pubblico è composto, molte signore in pelliccia, molti ragazzi che fanno parte di onlus e associazioni: niente slogan, niente urla.

Sandra Bonsanti dà il via agli interventi e prima di passare il microfono ai relatori che sono tanti, dice: “Il disegno di legge della Casa delle Libertà riscrive 57 articoli, non è una semplice riforma, distrugge la nostra Costituzione: è da molto che lo denunciamo, tra il silenzio di molti. La riforma di questa maggioranza è un attacco all’unità d’Italia, alle istituzioni che sono alla base della nostra democrazia”. Poi è la volta dei politici. Franco Bassanini, in prima fila con i costituzionalisti di Astrid nell’impegno di denuncia degli scempi di questa riforma, fa appello ai leader politici: “Parlate degli orrori di questa riforma, ogni volta che vi invitano davanti alle telecamere dite dello scempio che questo disegno di legge vuol fare della nostra carta costituzionale”. Il capogruppo dei senatori ds Gavino Angius lascia l’aula del Senato per fare il punto: “Siamo nella mani della Lega è un’indecenza. La Lega ricatta il governo perché vuole assolutamente imporre, prima delle regionali, l’approvazione in Senato di questa sciagurata riforma e nel contempo tenta di impedire il voto sull’Europa almeno fino al voto di aprile”. Un controsenso, dice, che si regge sulla “complicità dei loro alleati finti europeisti”. Applausi anche dai girotondini Edoardo Ferrario e Marina Astrologo. E mentre attorno al palco della manifestazione si assiepano sostenitori e curiosi, fino a riempire la viuzza stretta che sbuca davanti al Senato, in Aula sparisce dall’ordine del giorno il testo di legge che ricorda il Sessantesimo anniversario del 25 aprile e a Montecitorio la maggioranza si sfilaccia sull’adesione della Turchia all’Europa.
“In corsia Agonale – ironizza il professor Pardi – si parla dell’agonia della carta del ’48.

Siamo di fronte a un’eversione costituzionale che si compie nell’indifferenza del paese, anche per colpa della mancanza d’informazione in tv e sui maggiori quotidiani”. Poi l’ancia l’idea di una grande manifestazione di piazza da organizzare prima che sia troppo tardi. C’è anche Paolo Serventi Longhi, il segretario della Federazione nazionale della stampa che lancia un appello accorato: “aiutateci – dice – aiutate noi giornalisti a denunciare quanto sta accadendo. Manca ormai poco anche alle politiche e ci troviamo in un paese in cui giornali e tv sono ostaggio del pensiero unico politico”. Il tema della fretta entra di prepotenza nei discorsi di tutti. Willer Bordon: “Questa controriforma potrebbe diventare legge già entro l’anno. Non c’è più tempo, bisogna intervenire. In molti avevamo sperato e contato sul passaggio del testo alla Camera. Eravamo sicuri, ci dicevamo: i colleghi deputati fermeranno quell’orrore. Ora abbiamo l’impressione che non ci sia più tempo da perdere”. Tra i sindacalisti, Paolo Nerozzi, della Cgil, Giorgio Santini della Cisl, e Guglielmo Loy della Uil, tutti preoccupati “della ricaduta sociale di questa riforma che travolge i diritti fondamentali in tema di lavoro, salute, sicurezza e scuola”.
Tra i più applauditi, l’intervento di Raimondo Ricci, 84 anni, l’ex ufficiale di marina che diventò partigiano e ora è senatore. Sale sul palco aiutato da Cesare Salvi e attacca: ”Questa costituzione è frutto del sacrificio dei nostri uomini migliori.

E’ costata tanto sangue, tanti sacrifici, alcuni dei quali ho sperimentato sulla mia pelle: sono stato in prigione, sono finito nelle mani delle SS, sono stato deportato a Mathausen. Passando attraverso questa storia, anche in nome di tutti quegli amici che abbiamo lasciato alle spalle e che sono morti, consapevoli del fatto che si battevano per un futuro migliore, la Costituzione rappresenta il traguardo più alto che noi abbiamo raggiunto, il traguardo di un paese che da stato totalitario, per virtù del suo popolo è stato capace di diventare uno stato democratico e di dotarsi di una legge fondamentale, che è una delle leggi più avanzate d’Europa. Questa costituzione – conclude – non è di destra e nemmeno di sinistra, perché per la liberazione si sono battuti cattolici e marxisti, repubblicani e uomini del partito d’azione ma anche cittadini senza partito che avevano soltanto una profonda voglia di libertà. La vogliamo difendere questa Costituzione da questo inammissibile attacco?”

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