2 agosto, Bonsanti: esecutori e mandanti sono noti, ma non chi li ha lasciati fare

04 Ago 2023

Condividiamo un’intervista a Sandra Bonsanti pubblicata su La Stampa del 3 agosto 2023

“Manca un tassello per la verità, ma non credo che possa essere la magistratura a trovarlo”, dice Sandra Bonsanti. Giornalista (La Stampa, Repubblica, Il Mondo, Panorama), parlamentare progressista nel 1994, presidente di Libertà e Giustizia nel 2013, autrice di libri importanti: l’ultimo s’intitola “Colpevoli. Gelli, Andreotti e la P2 visti da vicino”, scritto con Stefania Limiti e pubblicato da Chiarelettere.

Come ha vissuto questo 2 agosto?

“Con grande dolore, perché avrei voluto essere lì a Bologna, ma i miei 86 anni non me lo hanno consentito”.

Perché oggi questa manifestazione è così importante?

“Perché gli sviluppi giudiziari degli ultimi anni hanno consolidato la ricostruzione che il 1980 è un momento cruciale della storia d’Italia, in cui la P2 – con tutto ciò che essa significa – ha dimostrato di essere in grado di mettere in scacco la democrazia e la Costituzione, uccidendo cittadini innocenti in modo così orrendo”.

La verità sulla strage è ormai fissata in modo indelebile?

“Passi avanti giganteschi sono stati compiuti soprattutto per merito della magistratura e delle associazioni. Siamo arrivati a un punto da cui è impossibile tornare indietro. Ma non ci si può fermare. Serve un passo ulteriore”.

Quale?

“Ora sappiamo chi sono stati i mandanti, ma bisogna ancora spiegare perché si è permesso loro di lavorare in questo modo, mettendo in pericolo la democrazia”.

Cosa manca?

“Un tassello ulteriore. Dai mandanti alle responsabilità storiche”.

Quindi servono nuove indagini?

“Non credo che possa essere una procura della Repubblica a trovare questo tassello. Piuttosto, un giudizio della storia su quanto è successo a Bologna e non solo. Ora ci vuole lo storico, per dirci in che razza di democrazia abbiamo vissuto”.

Dove si trova questo tassello mancante? A Roma? All’estero? Nei palazzi della politica?

“Ah, non so nemmeno se si trova in un posto solo. Sarebbe facile poter dire: lì, in quel posto preciso, c’è un armadio della vergogna. Apritelo e troverete le risposte che cerchiamo. Non è così. Per questo dico: servono storici liberi, autonomi, indipendenti, che possano con onestà lavorare, ricostruire la storia, farci sapere perché il nostro Paese ha subito tutto questo”.

Qualcuno se ne è già occupato, ricostruendo il contesto di un paese di cerniera tra Usa e Urss, tra Europa e Medio Oriente.

“Non basta. Non mi bastano le solite paroline che si dicono sempre. Il Muro di Berlino, l’alleanza atlantica, la sovranità limitata… No, serve qualcosa di più. In Italia è ancora possibile rintracciare le tracce di questa vicenda, di questa storia. Cosa insegniamo ai ragazzi? Che l’Italia era una democrazia parlamentare con un sano dibattito politico tra Dc, Psi, Pci… oppure c’è qualcos’altro nella storia italiana? Una cosa come quella di oggi mi porta a riflettere”.

Cosa pensa dei discorsi della premier e dei ministri?

“Trovo che ci sia imbarazzo ma poteva andare anche peggio. Sono stati abbastanza cauti. Non credo che per la Meloni sarebbe stato saggio esporsi di più. Non sono sprovveduti, non possono ritirare fuori piste inesistenti. Adesso c’è ancora ambiguità, sarà una cosa graduale. Ma deve esserci una risposta storica. Presto”

La commissione parlamentare paventata da Fratelli d’Italia?

“Non si dice mai di no a priori. Ma se non ci sono storici indipendenti, si lavora invano. Serve gente preparata, non da anime belle”.

Che c’entrano le anime belle?

“Io sono stata una cronista, ho avuto la fortuna di vivere in prima persona le cose. E di non cadere in qualche trappola come altri. Sono riuscita per una diffidenza che mi deriva dagli studi di archeologia. Di fronte a un vaso da catalogare, la mia professoressa diceva: non credere a niente, rifai la storia di quel vaso. Così capirai”.

 

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